Torino: Bisagno. La Resistenza di Aldo Gastaldi
Il Centro Culturale “Pier Giorgio Frassati” e l’Associazione “People” organizzano la proiezione del film documentario “Bisagno. La Resistenza di Aldo Gastaldi” con la partecipazione del regista Marco Gandolfo.
Aldo Gastaldi, nome di battaglia ‘Bisagno’, “primo partigiano d’Italia”. A quasi 70 anni dalla sua morte misteriosa gli ultimi testimoni svelano una resistenza lontana dalla retorica, illuminata dallo sguardo ancora limpido del loro comandante. “Bisagno, i tuoi occhi chiari ci guardano ancora”, scriveva di lui Elena Bono.
Aldo nasce a Granarolo (Genova) il 17 settembre 1921 da una famiglia che gli trasmette una solida fede cristiana. Sottotenente del XV Reggimento Genio, l’8 settembre 1943 è di pattuglia a Chiavari quando arriva la notizia dell’armistizio. Non appena viene a sapere che i tedeschi hanno occupato la caserma fa nascondere le armi agli uomini che ha con sé, poi li lascia liberi di andarsene. Lui è tra i primi a salire in montagna: forma un nucleo partigiano a Cichero e nel giro di pochi mesi diventa il comandante più amato della resistenza in Liguria.
Bisagno interpreta il ruolo non come potere, ma come servizio; è il primo ad esporsi ai pericoli e l’ultimo a mangiare, riserva a se stesso i turni di guardia più pesanti. Si conquista così l’amore e la stima degli uomini e delle popolazioni contadine, senza il cui sostegno la lotta partigiana sarebbe stata impossibile. Temuto e rispettato anche dai nemici, riesce a far disertare un intero battaglione della Divisione “Monterosa”, il “Vestone”, che passerà poi tra le file partigiane da lui comandate.
Cattolico, apartitico, con un carisma straordinario, si oppone con decisione ad ogni tentativo di politicizzazione della resistenza tanto da diventare un ostacolo ai piani dei partiti membri del CLN, che tentano di ridurne l’influenza.
Nei giorni successivi alla liberazione Bisagno si scaglia più volte contro i regolamenti di conti che insanguinano le strade di Genova. Per garantire l’incolumità di alcuni suoi partigiani, ex alpini originari del Veneto e della Lombardia, li riaccompagna personalmente a casa. Muore il 21 maggio 1945 a Desenzano del Garda, dopo aver riconsegnato alle famiglie tutti i suoi uomini. La relazione ufficiale, redatta dal commissario politico della Divisione, parla di una
caduta accidentale dal tetto del camion utilizzato per il viaggio; in realtà la dinamica dell’incidente non è mai stata chiarita in modo convincente e molti hanno subito sollevato dubbi sul reale andamento dei fatti. Al funerale a Genova partecipa una folla impressionante.
Il film “Bisagno” è un ritratto a tutto campo, basato su testimonianze e documenti inediti. “Nel 2009 il nipote di Bisagno mi ha proposto di esaminare il grande archivio realizzato da suo padre Giacomo in decenni di ricerche”, racconta Marco Gandolfo, autore del documentario. “Insieme abbiamo incontrato gli ultimi partigiani ancora in vita e siamo entrati nelle case dei contadini, dove la foto di Bisagno si affianca a quelle dei parenti più cari. Un ascolto paziente di chi la resistenza se l’è cucita addosso con le sofferenze, per poi vedersela sottrarre dalla storia ufficiale. E così, dopo 70 anni, anche noi abbiamo incrociato quello stesso sguardo ‘dritto, sicuro’. E ancora una volta è andato a segno. ”