Prende spunto da un testo teatrale di Jean Paul Sartre il film Anno Zero, realizzato con un budget ridottissimo dal regista Milo Vallone e incentrato sul tragico terremoto avvenuto in Abruzzo il 6 aprile 2009.
L’Anno Zero per una regione come l’Abruzzo rappresenta il punto di svolta del dopo terremoto, un momento dove fare i conti con il passato e pensare al futuro. Un ritorno alla vita necessario e doloroso. Anno Zero un film che cerca di offrire una porzione della serenità perduta di regione colpita al cuore ma che ha l’orgoglio per ricominciare.
Leggi la recensione al Film scritta da Giuseppe Fidelibus, Docente di Filosofia all’ Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara
Il progetto:
1) in un momento storico in cui tanto si dibatte sulla laicità dello stato (vedi presenza del crocefisso nelle scuole e negli edifici pubblici) ci sembra interessante il punto di vista di un filosofo e scrittore ateo ed esistenzialista che si pone con rispetto di fronte all’avvenimento cristiano, al di là di qualsiasi organizzazione o confessione religiosa. Approcciare con assoluto rispetto verso il tema trattato senza scalfire le proprie convinzioni, ci sembra un’eccezionale lezione di tolleranza e convivenza che Sartre ci dà, mai attuale quanto oggi.
2) Il soggetto del nostro film è stato scritto in una condizione storica che non andrebbe mai dimenticata: nel campo di concentramento di Treviri (dove Sartre e altri intellettuali e dissidenti francesi furono imprigionati) nel 1940 durante l’occupazione nazista della Francia. Non a caso decidemmo di presentare il film in anteprima nazionale nella giornata della memoria (il 27 Gennaio)
3) I contenuti dell’opera riescono a stare mirabilmente al di sopra di qualsiasi posizione ideologia poiché risiedono nella celebrazione commovente, convinta e suggestiva degli universali e fondanti desideri dell’uomo: pace e speranza. E l’unica lezione che Sartre intende darci è quella di capire che vale sempre la pena riconoscere un ideale che porti con sé quegli stessi desideri di giustizia sociale, pace e speranza e quindi spendere la propria vita per esso.
4) Il film è girato interamente in Abruzzo, da un cast di professionisti interamente abruzzese e in due luoghi-simbolo fortemente colpiti dalla catastrofe dello scorso 6 aprile e subitaneamente ristrutturati (Castello Farnese di San Valentino e Basilica di Collemaggio a L’Aquila) come ulteriore segno di speranza e ricostruzione.
Di che si tratta:
“Anno Zero” trae liberamente origine da “Bariona”, un originalissimo racconto scritto da Sartre nel Natale del 1940 per i suoi compagni di prigionia nel campo Treviri. Sartre ebbe modo allora di conversare a lungo con i sacerdoti detenuti, discutendo in fraterna sincerità di fede e teologia. E’ forse alla luce di questa nuova esperienza che Sartre scrisse un testo teatrale sul mistero del Natale. Lo compose in sei settimane, scelse gli attori, assistette a tutte le prove, creò la messa in scena ed i costumi e lui stesso vi partecipò come attore nella parte del Re Magio Baldassarre (nel nostro film divenuto Melchiorre).
Sinossi:
La vicenda, come il titolo recita, si svolge nell’anno zero, il giorno prima della nascita di Cristo, ed è ambientata nella Giudea e il racconto ruota intorno alla figura di Bariona capo di un villaggio (Bèthaur) situato a qualche miglia da Betlemme. La storia è ambientata nell’epoca in cui la Giudea era oppressa dai Romani e vessata da continue richieste di tributi. Bariona a tutte queste vessazioni oppone una fermezza a tal punto definitiva da arrivare a chiedere agli abitanti del villaggio (compresa la moglie che già attende un figlio) di non procreare più, in modo da non poter dare più ai romani né schiavi né soldati. Alla notizia della nascita del Messia, di un nuovo Re, Bariona, credendo che sia nient’altro che un nuovo oppressore, decide di recarsi a Betlemme per ucciderlo, ancora in fasce. Ma prima l’incontro con un “angelo”, poi l’incontro con uno dei Magi e non ultima la visione del piccolo Gesù (attraverso gli occhi di suo padre, Giuseppe), riescono a far cambiare completamente prospettiva al protagonista. Bariona abbandona così la rassegnazione che ha contraddistinto da sempre il suo vivere e la concezione stessa della vita, e si impegna nella realizzazione del progetto di liberazione del suo popolo.
Note:
Il bisogno per Sartre di scrivere un testo così era dettato anche dall’esigenza di creare aggregazione e solidarietà tra prigionieri credenti e non credenti e, nella chiara allusione alla Francia occupata dai Tedeschi, per sollecitare la resistenza dei suoi compagni di prigionia contro gli invasori. Progetto, questo, assolutamente nuovo e singolare per Sartre, notoriamente riconosciuto come l’esponente di un esistenzialismo ateo; lui stesso non ha esitato a dichiarare di aver avuto sempre un rapporto difficile ed impossibile con Dio. Oggi, quest’opera, offre l’occasione di ripensare l’ateismo di Sartre e la sua filosofia dell’esistenza.
Grazie alla continua intensità del dramma e con la complicità dell’adattamento che proponiamo, il film riesce a suggerire alle coscienze degli spettatori, domande, provocazioni e riflessioni valide…per cristiani e non credenti, scuotendo le certezze sia degli uni che degli altri; cercando di far recuperare ai primi, l’autenticità del proprio credo e scalfendo, ai secondi, la diffidenza di fronte ad un Mistero che ancora oggi scuote e incuriosisce tutti i popoli del mondo.
Trailer del film