Dal 16 Aprile al 27 Luglio 2014 a Palazzo Vecchio (Sala dei Gigli e Sala della Cancelleria), Piazza della Signoria 1, Complesso di San Firenze (Sala della musica) e in Piazza San Firenze è allestita la mostra: Jackson Pollock. La figura della furia a cura di Sergio Risaliti e Francesca Campana Comparini.
Esporre a Firenze Jackson Pollock, e confrontarlo con Michelangelo, è la sfida i curatori hanno lanciato per mettere sotto osservazione due civiltà e due linguaggi distanti e pure antitetici: uno fondato sul disegno che cerca con tutte le forze di rispettare l’ordine della natura e del divino; l’altro basato sulla fenomenologia dell’inconscio e sulla mistica geometria, perfetta rappresentazione di un universo in espansione.
Ciò che accomuna Michelangelo e Pollock è il furore che entrambi trasmettono quando lavorano alle loro opere, una sorta di trance agonistica che li rende estranei al mondo esterno. Già nel Cinquecento si parlò di furia della figura per descrivere le linee serpentinate di alcune figure del Buonarroti, caratterizzate sovente anche dal non-finito, scelta formale per esaltare espressivamente il conflitto tra bellezza compiuta e ingombro dell’informe. In Pollock il concetto guida adottato in mostra è invece quello della “figura della furia”, un’idea che ben definisce la pittura vitale, violenta e potente del pittore americano che con i suoi drip-painting stupì molti suoi contemporanei, così come era accaduto con il terribile Giudizio di Michelangelo nel XVI secolo.
Ciò che accomuna Michelangelo e Pollock è il furore che entrambi trasmettono quando lavorano alle loro opere, una sorta di trance agonistica che li rende estranei al mondo esterno. Già nel Cinquecento si parlò di furia della figura per descrivere le linee serpentinate di alcune figure del Buonarroti, caratterizzate sovente anche dal non-finito, scelta formale per esaltare espressivamente il conflitto tra bellezza compiuta e ingombro dell’informe. In Pollock il concetto guida adottato in mostra è invece quello della “figura della furia”, un’idea che ben definisce la pittura vitale, violenta e potente del pittore americano che con i suoi drip-painting stupì molti suoi contemporanei, così come era accaduto con il terribile Giudizio di Michelangelo nel XVI secolo.
Il progetto della mostra – voluta fortemente dall’Assessorato alla Cultura e Contemporaneità del Comune di Firenze – si articola in due sezioni: la prima, allestita a Palazzo Vecchio dove è pure conservato il celeberrimo Genio della Vittoria di Michelangelo, raccoglie nella Sala dei Gigli e nella Sala della Cancelleria una serie di opere provenienti da musei e collezioni private di Tel Aviv, Amsterdam, Roma, New York, oltre a sei disegni giovanili di Pollock eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York. Questi disegni rappresentano la prova inconfutabile dell’interesse dell’artista americano per l’energia e la grazia incarnata nei corpi nudi della Sistina.
La seconda sezione, che si trova nel complesso di San Firenze, è caratterizzata da uno spazio interattivo e da apparati multimediali e didattici che guidano il visitatore ad un nuovo modo di vivere l’arte e comprendere le opere di grandi artisti come Pollock. Suoni e filmati aiutano a capire come il grande artista statunitense componeva i suoi dipinti e propongono ulteriori confronti tra l’opera di Pollock e quella di Michelangelo. Tutto serve per far vivere al fruitore l’esperienza della “Creazione”, cercando nella “furia” un plausibile punto di contatto tra due titani dell’arte occidentale.