Il libro di Enrico Letta sull’Europa (Contro venti e maree. Idee sull’Europa e sull’Italia, Il Mulino, 2017) è in libreria e nei prossimi giorni sarà pubblicato anche in Francia, Germania e Spagna. L’occasione sono i sessant’anni dai Trattati di Roma e il rischio per l’Unione «di morire», il contesto è la cronaca di questi giorni e di questi anni: dalla crisi dell’euro alle prossime cruciali scadenze elettorali.
Nel dialogo con Sébastien Maillard, corrispondente del quotidiano cattolico francese La Croix, l’ex esponente del Pd oggi preside della Scuola di Affari internazionali di Sciences Po riflette da europeista convinto, ma a tratti anche autocritico, sulle mine che stanno esplodendo sotto il terreno sconnesso dell’Unione: il ritorno ai nazionalismi, Brexit e in generale i referendum (che l’autore considera «scorciatoie che danno l’impressione artificiale di aiutare la democrazia, mentre la indeboliscono»), gli errori di un euro nato senza unità economica e politica («I tedeschi non hanno voluto intraprendere altre integrazioni oltre a quella della moneta»), la bontà del ruolo del presidente della Bce Draghi (sul punto l’opinione dell’autore è inscalfibile). Seguono proposte per superare la crisi dei migranti, argomento già affrontato a più riprese a proposito dell’operazione Mare Nostrum ,e per cambiare l’Europa, con scelte anche di dettaglio consegnate al dibattito pubblico.
Leggi l’intervista a Enrico Letta di Alessandro Banfi «Scusi, dove sta l’Europa?», da «Tracce» di Marzo