E’ in libreria il saggio “Il potere dei senza potere” che viene ripubblicato a oltre 20 anni dall’ edizione italiana (e a pochi mesi dalla riedizione ceca), insieme al saggio ”La politica e la coscienza”, ed insieme ad altri testi inediti in italiano. Il libro, edito da “La casa di Matriona” e Itaca ha una prefazione di Marta Cartabia.
In un periodo di confusione ideale e relativismo culturale, il pensiero di Havel rappresenta un’occasione formidabile, e soprattutto attuale, per riflettere sul fondamento dell’impegno civile e politico, a partire dal desiderio della persona e dalla volontà di costruire nella verità e nella libertà“.
“Tutti abbiamo di fronte agli occhi un unico compito fondamentale.(…)Di confidare nella voce della coscienza più che nelle speculazioni astratte, di non inventare una responsabilità diversa da quella che tale voce ci indica; di non vergognarci di essere capaci di amore, di solidarietà, di compassione e di tolleranza, ma al contrario di liberare queste dimensioni fondamentali della nostra umanità dall’esilio nel privato, e di accettarle come unici autentici punti di origine di una comunità umana dotata di senso; di lasciarci guidare dalla nostra stessa ragione, e di servire in ogni circostanza la verità come nostra fondamentale esperienza”.
In questa affermazione sta tutta l’attualità della riflessione di Vaclav Havel per l’odierna situazione civile e politica del nostro Paese e dell’Europa nel suo insieme. Iniziata nella seconda metà degli Anni Settanta a partire dall’esperienza diretta dei regimi totalitari e comunisti, essa ha saputo cogliere il fondamento radicale, e originale, dell’ impegno civile e quindi politico: la persona con la sua libertà, con la sua capacità di desiderare il vero e di costruire un’esistenza, in tutte le sue dimensioni, a partire da questo. Quanto concreta e tutt’altro che velleitaria fosse tale posizione, è testimoniato anzitutto dalla stessa parabola umana di Havel, prima drammaturgo, poi “dissidente”, e infine Presidente della Repubblica Ceca, e dal crollo dei regimi dell’Est europeo. Una posizione con cui vale la pena confrontarsi anche in Italia e in Europa, oggi, nel momento in cui le motivazioni di un impegno nella società e nella politica sembrano frustrate dagli esempi negativi di molti “professionisti della politica” e da una pesantissima crisi economica che mette in luce l’insufficienza dei presupposti economicistici della costruzione europea.
Da Havel viene l’invito a riprendere la responsabilità verso la propria vita, prima di ogni calcolo ed esito “politico”: è in questo tentativo la prima e vera dignità della persona, che nessun totalitarismo –dello stato e dell’economia, a Est come a Ovest- potrà distruggere.
I testi che qui vengono proposti sono tutti legati da questo “filo rosso”.
Da Il potere dei senza potere (1978), al primo storico Discorso di Capodanno (1990); al discorso dedicato «alla speranza e alla morte» tenuto a Hiroshima nel 1995, così personale e assolutamente non di circostanza; all’intervento pronunciato a Parigi nel 2009, sul mistero della storia e le sorti del mondo; fino ad alcuni brani dall’ultimo colloquio, per Havel così fisicamente faticoso, registrato con il cardinal Duka nel novembre 2011 per la Televisione ceca, a meno di un mese dalla morte.
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Approfondimenti
“Così la verità distrugge il mondo dell’apparenza“, di Giovanna Parravicini (Ilsussidiario.net, 16 maggio 2013)
“Ma l’ortolano disse di no“, di Silvia Guidi, (L’ Osservatore Romano, 08 maggio 2013)