Torna, come ogni estate da 34 anni, a Carpi la Festa più pazza del Mondo, che si svolgerà dal 30 giugno al 2 luglio nel Cortile del Castello dei Pio e in piazzale re Astolfo.
Il tema di quest’anno, “Il cielo capovolto”, nasce da una canzone contenuta nell’omonimo documentario di Cristiano Governa ed Emilio Marrese, dedicato allo scudetto del 1964 del Bologna. Nel video si dice che, per quella vittoria così inaspettata, tutti i cittadini di Bologna hanno potuto sperare l’impossibile, come se il cielo si fosse capovolto.
Da questa intuizione gli organizzatori della Festa hanno voluto trarre una provocazione per l’oggi della città, per mettere al centro una domanda enorme, della risposta alla quale si avverte sempre più urgente il bisogno: tornare a dirsi che è possibile desiderare, che si può tornare a sperare, come individui e come mattoni vivi di una comunità cittadina.
Non per nulla l’immagine della festa è un albero riflesso, con la chioma che va verso il basso e il fusto che tende al cielo. E’ un’antica immagine platonica, quella dell’uomo albero celeste che ha le radici in cielo e i rami (e così, dunque, anche i frutti) che tendono verso la terra.
Non per nulla, a cinque anni dal terremoto emiliano, la riapertura del Duomo di Carpi, portato a nuova gloria, e la visita di papa Francesco sono gli eventi attorno a cui si è costruita la riflessione sul tema di questa edizione.
Tutto ruota, in estrema sintesi, sulla eterna questione della bellezza e della speranza: la bellezza, compresa quella del Duomo recentemente riaperto, è solo una questione di puro godimento estetico, oppure ha a che fare con la speranza? L’uomo qualunque, che ci passa accanto in piazza, l’uomo che siamo noi, può osare, vedendo dei segni, di tornare a sperare?
Nella mostra video e fotografica che è il cuore dell’evento, (“C’è una crepa in ogni cosa. E’ lì che entra la luce”, rubata a Leonard Cohen), la provocazione è proprio a guardare con occhi nuovi la città, che è stata, come dice nel video il vescovo Cavina, investita quasi, simbolicamente, nell’abbraccio di una bellezza rinnovata, di una maternità (che è quella della cattedrale) abbracciata da una paternità (la visita di papa Francesco), e dunque lo specchio di una vita che continua e si rinnova in una relazione.
C’è un invito a riscoprire alcuni tratti nascosti della vita di Carpi, come la storia di Camilla Pio, una donna straordinaria e anticonformista per il suo tempo, membro della famiglia che domina la città, ma non attaccata a criteri di reggia e di potere, le cui vicende si intrecciano con quella della cattedrale, come anche del monastero di santa Chiara, di cui è di fatto riconosciuta come protettrice e fondatrice.
E ci sono incontri con uomini vivi, come don Matteo Mioni, cappellano della Casa Circondariale di Reggio Emilia, e il professor Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, che si confrontano col mondo del carcere e il mondo del lavoro, raccogliendo la sfida dello scommettere tutto sul fatto che l’altro vale perché esiste, prima di qualunque capacità o rigore etico. In altre parole, il cielo che si capovolge.
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