La piccola speranza

Settembre 25, 2012
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Tratto da Le porche du mystère de la deuxième vertu di Charles Péguy, regia di Andrea Maria Carabelli, è lo spettacolo teatrale, rappresentazione corale dedicata alla Speranza, la piccola Speranza, rappresentata come una bambina che accompagna e trascina per mano le sorelle maggiori della Fede e della Carità.

Nel testo ci sono momenti in cui si immagina che a parlare sia Dio, altri momenti in cui protagoniste sono le donne, in altri momenti in cui il racconto è così intenso che la descrizione della piccola Speranza o del padre di famiglia sembrano trasferirsi in prima persona. Da qui la
scelta di creare del regista e attore Andrea Carabelli di una rappresentazione corale che consideri le differenti voci all’interno della stessa voce. Danno vita alla meditazione un Coro teatrale di giovani universitari di Milano, mentre a scandire la successione dei temi due cori di voci bianche: il Coro di voci bianche Andrea Mandelli e il Coro di voci bianche dell’Accademia Ambrosiana diretti da Elena Benzoni, che eseguono le musiche originali composte dal Maestro Pippo Molino, del Conservatorio G. Verdi di Milano. Giovane è la rappresentazione della speranza, perché dai giovani viene “naturalmente” la speranza e sono loro che la consegnano agli adulti, loro che pur non ancora lavorando sono il motore dell’azione dei padri e delle madri che lavorano per loro. La speranza che loro danno con innocenza e purezza agli adulti è la stessa che Dio dà a noi, per cui per salvare una pecora smarrita lascia tutte le altre novantanove, per cui per il figlio perduto che ritorna, il padre prepara la festa più grande. E la stessa fiducia è richiesta all’uomo nei confronti di Dio, come un bambino che dopo aver giocato tutto il giorno, stanco, la notte si riposa addormentandosi sereno, perché certo che domani andrà meglio, perché fiducioso che Dio penserà a fare quello che lui non è riuscito a fare

Il regista e attore principale Andrea Maria Carabelli si avvale di un’esperienza in campo teatrale intensa e innovativa.
Dottore in drammaturgia nell’Università Cattolica di Milano è attore dal 2001 al 2010 presso la Compagnia Teatrale di Sandro Lombardi di Firenze. Nel 2011 ha messo in scena come regista e attore “Processo e morte di Stalin” di Eugenio Corti con Franco Branciaroli e un coro di 30 ragazzi delle scuole superiori. Nel gennaio 2012 ha messo in scena come regista e attore al Teatro Franco Parenti di Milano, “Job o la tortura degli amici” di Fabrice Hadjadj, una riflessione in forma teatrale sul tema del dolore che prende spunto dalla vicenda del Giobbe dell’Antico Testamento. Del testo ha curato anche l’edizione italiana pubblicata da Marietti, con la prefazione di Sua Eccellenza il Cardinal Gianfranco Ravasi e l’introduzione di Sandro Lombardi.

Per maggiori informazioni e per prenotare lo spettacolo contattare Segreteria AIC. Per le informazioni tecniche dello spettacolo “Teatro degli Incamminati”.

Articolo di Davide Ori su Tracce «Un uomo che perde la speranza perde tutto»

Guarda il video della rappresentazione a Milano, Basilica Santa Maria dei Miracoli, 25 maggio 2012.


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