La questione

Il risveglio dell’umano

6 Ottobre 2020

«Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale» (Sap. 1, 12-15). Di fronte a questa frase del Libro della Sapienza il primo moto dell’animo è quello della ribellione! Come si può affermare che le creature del mondo sono sane, che in esse non c’è veleno di morte, dopo quello che abbiamo vissuto in questi mesi e continuiamo a vivere? Quanta sofferenza abbiamo visto intorno a noi, quanto dolore ci ha coinvolto e, a volte, travolto, direttamente oppure in persone a noi vicine. Eppure, il nostro cuore, nel profondo, sprona la
ragione a confrontarsi con questa affermazione. Perché Dio suggerisce
questo pensiero all’autore del libro sapienziale?
Per capire, occorre guardare con attenzione la realtà, quello che è accaduto e che accade ora, per cercare di intenderne il senso, altrimenti siamo condannati al nichilismo, al vuoto e, in qualche modo, alla disperazione, anche se celata da un vano ottimismo. Ma il senso, il significato profondo della realtà, non lo troviamo da soli, con le nostre capacità: la verità si incontra e si riconosce. Il cuore la riconosce!
Chi ha incontrato Cristo nella presenza carnale di una comunità cristiana,
nella Chiesa, può verificare se la pretesa di verità di Cristo regge all’impatto con le circostanze, anche dolorose, se su questa presenza si può fondare la speranza: «La speranza infatti ha bisogno di fondarsi su una ragione. Quando siamo sfidati al di là del nostro tran-tran, di quello che già conosciamo, delle nostre misure, delle nostre forze, dei nostri tentativi, si vede se abbiamo un punto di appoggio adeguato per affrontare con positività quello che ci capita. Se questo manca, possiamo solo
aspettare che la tormenta passi, non riusciamo a stare davanti alle provocazioni che la realtà ci pone, tiriamo via la faccia» (J. Carrón).
Cristo può diventare il punto di appoggio della speranza se è un evento reale nella nostra vita. Se il Signore è con noi, possiamo attraversare le vicende della vita con la certezza che tutto concorre al bene, anche la difficoltà, anche il dolore, che tutto ha un significato.
È vero o è un’illusione? È quello che vorremmo indagare con un ciclo di
incontri che abbiamo intitolato “Il risveglio dell’umano”: sono tre incontri con tre relatori che ci possono mostrare come guardare le circostanze
in modo che emerga il bene che Dio ha posto in esse. Affronteremo i
temi della sanità, dell’economia e della scuola, tre ambiti che toccano
nel concreto la vita della gente.
Il titolo è stato scelto perché il nostro io si risveglia quando riconosce
che le vicende della vita non sono un puro accadimento, ma sono il
luogo dell’incontro con il Mistero di Dio che ci chiama. Così potremo testimoniare che è il rapporto con Cristo che giustifica la frase del Libro della Sapienza: è possibile abbracciare la contraddizione del dolore e della
morte perché c’è Cristo. Dice San Paolo: «Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria» (2 Cor. 4, 16-17). È una vicenda appassionante!
Paolo Rivera, Centro Culturale San Protaso, Milano


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