
“Laico nella Chiesa, cristiano nel mondo” Pier Giorgio Frassati: Il giovane ricco che ha detto “sì”
Una serata intensa e partecipata quella organizzata dal Centro culturale Cara Beltà – in collaborazione con il Centro Culturale San Paolo, l’Associazione Amici di Cristina e gli Alpini – dedicata alla figura di Pier Giorgio Frassati, il giovane beato torinese (ora santo) che san Giovanni Paolo II definì «l’uomo delle beatitudini».
L’incontro, dal titolo “Laico nella Chiesa, cristiano nel mondo”, ha proposto una riflessione profonda su cosa abbia ancora da dire oggi questo giovane del primo Novecento, capace di unire fede, amicizia, impegno civile e amore per la vita. Il presidente del Centro culturale Frassati di Torino, Marco Giorgio, relatore della serata, ha descritto Pier Giorgio come «il giovane ricco che, a differenza di quello evangelico, ha detto sì». In una stagione storica segnata dalla Prima guerra mondiale, dalla crisi dello Stato liberale e dai profondi cambiamenti nella Chiesa che porteranno al Concilio Vaticano II, la figura di Frassati si staglia come un segno di laicità autentica e feconda: un laico che partecipa alla vita della Chiesa non da spettatore, ma da protagonista, attraverso le associazioni, la carità, la cultura e l’amicizia.
Nato nel 1901 da una famiglia agiata e colta – il padre Alfredo era avvocato, giornalista e fondatore de La Stampa, senatore e ambasciatore; la madre, Adelaide Ametis, una nota pittrice – Pier Giorgio visse tra Torino e Pollone, ai piedi delle montagne che tanto amava. Fu proprio la montagna, simbolo di ascesa e di presenza di Dio, a ispirargli il celebre motto “Verso l’alto”, che riassume il suo desiderio di tendere costantemente a qualcosa di più grande. Di carattere vivace e solare, seppe vivere una fede nel quotidiano, trasmettendo gioia e speranza. San Giovanni Paolo II, nell’omelia della beatificazione, si domandò: «Che cosa ha fatto di straordinario Pier Giorgio?» — e rispose: «Ha vissuto in modo straordinario una vita ordinaria».
La dimensione della carità fu per lui essenziale. Appartenente alle Conferenze di San Vincenzo, visitava le soffitte dei poveri di Torino portando cibo, conforto e amicizia. Diceva spesso: “Restituisco nel pomeriggio ciò che ricevo al mattino nell’Eucaristia”. Il suo esempio contagiava: perfino una tabaccaia, che lo incontrava ogni giorno, arrivò a convertirsi. Non faceva nulla per apparire, ma tutto per amore. Quando morì, il 4 luglio 1925 (per una poliomielite fulminante, il siero arrivò troppo tardi), furono proprio i poveri a gremire il suo funerale: oltre cinquemila persone lo accompagnarono, e solo allora i genitori compresero la profondità della sua vita.
Pier Giorgio non compì opere “straordinarie” nel senso canonico del termine. La sua santità si manifestò nella fedeltà alla realtà, nell’obbedienza alle circostanze, nella capacità di dire sì a ciò che Dio gli metteva davanti. Scelse Ingegneria mineraria per migliorare le condizioni dei lavoratori delle miniere, anticipando una sensibilità sociale modernissima. Rinunciò all’amore per Laura Hidalgo per obbedienza filiale, così come rinunciò alla vocazione missionaria per obbedienza al padre che lo voleva a La Stampa. La sua vita è stata un intreccio di passione, libertà e fede vissuta fino in fondo, illuminata dalla lettura quotidiana del Vangelo e in particolare dal capitolo 13 della Prima lettera ai Corinzi, quello sulla carità. Carità che non muore mai, a differenza della fede e della speranza che vengono meno con la morte di una persona. Il suo motto più celebre, “Vivere, non vivacchiare”, riassume il cuore del suo messaggio: una vita piena, gioiosa, “una valanga di vita”. Una vita che non si accontenta, che sperimenta il “centuplo” già su questa terra, nella letizia di chi guarda al cielo con i piedi ben piantati nel mondo. La memoria di Pier Giorgio Frassati è stata ripresa e rilanciata anche grazie all’incontro tra il suo carisma e quello di don Luigi Giussani, che ne riscoprì la modernità per i giovani del nostro tempo. Beatificato nel 1990 e canonizzato lo scorso settembre, la sua fama di santità continua a diffondersi nel mondo. Il miracolo più recente, riconosciuto nel 2017, riguarda la guarigione di un seminarista sportivo: un segno che il suo esempio continua a toccare il cuore dei giovani. Pier Giorgio Frassati rimane, come ha sottolineato Marco Giorgio nell’incontro di Cinisello Balsamo, una sfida di libertà per tutti: un invito a vivere la fede come forza che trasforma la vita e il mondo. Un laico nella Chiesa, un cristiano nel mondo. Un santo che ci ricorda che la santità non è per pochi eletti, ma per chiunque abbia il coraggio di dire, ogni giorno, il proprio “sì”.
Paola Cinquanta Centro culturale Cara Beltà
