AIC segnala l’iniziativa del Centro Culturale “Il Villaggio”, tra gli organizzatori della “Missa Luba”, Messa africana per griot, coro e strumenti etnici per scoprire che “tu sei un bene per me”. La ricchezza della diversità nello scoprirsi legati allo stesso avvenimento e mossi dallo stesso cuore. Ci sentiamo insicuri: traballano le sicurezze economiche, quelle culturali (su quali punti fermi ancorare giudizi e decisioni?), quelle sociali (a chi sento di appartenere? qual è veramente la mia famiglia, la mia comunità, l’ambiente di lavoro in cui mi realizzo costruendo, il partito in cui riconosco rappresentato il mio modo di pensare e vivere?).
Dentro a una trama di vita e di rapporti così insicura, ci accorgiamo anche che fra noi c’è, sempre più, gente diversa; diversa per cultura, religione, colore della pelle, aspettative, criteri di giudizio, di comportamento, di convivenza: sono estranei, nemici? o possono essere “un bene per me”?
Comincio a incontrarne qualcuno. Certo che sono di un altro mondo nel modo di stare fra loro, nel vivere famiglia e figli, nel vestire, nel cantare, nel ballare, nel guidare l’auto. Questa differenza intimorisce, a volte irrita, ma anche incuriosisce.
Joseph porta i pacchi del Banco Alimentare con noi; invitiamo lui e i suoi amici Ivoriani al concerto di Natale, un concerto di canti di Natale dei popoli di tutta Europa. Ci dice: anche noi potremmo cantare i nostri canti.
Mi viene in mente la Missa Luba, scritta da un frate belga in missione fra i Luba del Congo, scritta con le stesse parole della nostra Messa (allora in latino), ma con le loro musiche, coi loro ritmi, con il loro modo di piangere e di ridere, di chiedere perdono e di gioire per la Grazia che arriva.
Perché non provare a incontrarsi attorno a questo fatto?
Nasce così l’avventura della Missa Luba che vivremo sabato 22 aprile, il sabato dopo Pasqua, alle 17.30, al Centro Culturale delle Grazie, in via Pracchiuso.
E’ un’avventura fin dall’inizio: per cantare e suonare la Missa Luba troviamo un gruppo guidato da Badara Seck, figlio di una famiglia di cantastorie del Senegal.
Ci chiede di provare a coinvolgere un coro locale. Così attraverso Natalie coinvolgiamo il coro degli studenti universitari africani dell’Università di Udine; attraverso Joseph coinvolgiamo la comunità degli ivoriani di Udine. “Venite a presentare questa proposta quando ci troviamo la domenica pomeriggio alle 15”. Quando arriviamo troviamo alcuni della comunità Nigeriana e di quella Eritrea che han celebrato Messa dalle 13 e quelli della comunità Ghanese e Ivoriana, che la celebrano dalle 15 e dalle 15.30: ogni domenica succede questo, e noi non lo sapevamo!
E’ la sorpresa di una scoperta: gente che vive fra noi, che mantiene un legame forte col suo popolo, con la sua tradizione, con la sua musica, col modo di vivere e celebrare la fede che ha ricevuto dai suoi padri e che ogni domenica rivive questo nella Messa!
Possiamo scoprire una ricchezza, un colore e una semplicità diverse nel fare festa, nel celebrare la fede; possiamo scoprire una unità con noi che è nel profondo: nel profondo della fede comune e nel profondo del cuore di ciascuno.
Non vengono meno le differenze, le difficoltà, le resistenze: c’è un cammino e un lavoro da fare, ma come c’è da fare con i compagni di lavoro, con i figli, persino fra moglie e marito. Attraverso un momento come questa Missa Luba possiamo scoprire una differenza che ci arricchisce e nello stesso tempo un cuore che risuona allo stesso modo, una stessa fede che ci accomuna. Questo ci rimette in cammino, ci rimette al lavoro per scoprire se è vero che “tu sei un bene per me”, se è vero che con questo sguardo ci guarda Dio, e possiamo guardarci anche fra noi.
(Giorgio Lorenzon, Associazione Culturale Il Villaggio)