Mostra di ITACA per l’ Anno della fede

Dicembre 14, 2012
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Dal 25 luglio al 4 agosto la mostra “Videro e credettero. La gioia e la bellezza di essere cristiani” realizzata da Itaca per l’Anno della fede, d’intesa e col patrocinio del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, del Progetto Culturale e dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI, sarà a Lerici (Spezia) nell’oratorio di San Rocco, in occasione della festa di “Avvenire”. Mercoledì 24 luglio, come anteprima della festa, alla rotonda Vassallo dei giardini a mare ci sarà un incontro pubblico di presentazione dei temi della mostra, presenti il curatore don Andrea Bellandi, docente di teologia nella Facoltà teologica dell’Italia centrale, e la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga.

I luoghi, le persone, le immagini della mostra itinerante “Videro e credettero”

La mostra è suddivisa in cinque sezioni.

1. Un mondo dopo Gesù senza Gesù.

Il contesto nel quale viviamo, secondo la felice formula di Péguy, è un mondo dopo Gesù senza Gesù. L’esito sono deserti interiori, un uomo senza volto al quale la realtà appare priva di consistenza, in balia del nulla. Ma, si domandava Eliot, «È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?» «Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede» (Benedetto XVI, Alla Curia, 22 dicembre 2011).

2. L’antefatto: il cuore dell’uomo.

In tale contesto come può Cristo attrarre il cuore dell’uomo? «Come mai la fede ha ancora in assoluto una sua possibilità di successo? Perché essa trova corrispondenza nella natura dell’uomo. Nell’uomo vi è una aspirazione nostalgica verso l’infinito. […] Solo il Dio che si è reso finito […] è in grado di venire incontro alle domande del nostro
essere. Perciò anche oggi la fede cristiana tornerà a trovare l’uomo» (J. Ratzinger). Il cuore dell’uomo – il Il sottotitolo – La bellezza e la gioia misterio eterno dell’esser nostro di essere cristiani, un’espressione (Leopardi) – è l’antefatto al fatto di di Benedetto XVI – evidenzia la Cristo, risposta piena e definitiva convenienza umana dell’incontro che, unica, può colmarne l’abisso con Cristo, «che non toglie nulla, ma (Milosz). In Cristo, Dio non è più il dona tutto» (Id.). Dio ignoto, lontano, irraggiungibile, Il titolo (e l’immagine portante della mostra), Videro e credettero, è stato suggerito dal racconto di Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro; vedendo le bende a terra Giovanni ”vide e credette”. Al tempo stesso richiama la traiettoria della
convinzione maturata dagli Apostoli nella convivenza con Gesù, fino alla certezza di essere davanti ad una personalità unica, dell’altro mondo: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). bensì il Dio vicino: «Egli si è mostrato e adesso la via è aperta verso di Lui».

3. Il fatto: Gesù di Nazaret.

Come «un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?» Per rispondere alla domanda posta da Dostoevskij la mostra ripercorre le pagine del Vangelo per fissare i tratti inconfondibili dell’esperienza dei primi, dall’istante in cui Giovanni e Andrea seguirono Gesù: «Maestro, dove abiti? » «Venite e vedete». Da quel giorno rimasero con Lui, sempre più stupiti da un’umanità eccezionale, sorprendente, mai vista, che li portava a chiedersi: «Chi è costui?» fino alla certezza che in quell’uomo si poteva avere fede.

4. Il riconoscimento

«Per credere c’è solo da lasciarsi andare, c’è solo da guardare» scrive ancora Péguy. Di fronte alle sue parole, ai gesti, ai miracoli, al perdono dei peccati, emerge la posizione del cuore delle persone. Molti gli sono pregiudizialmente ostili, fino a negare i fatti. Solo i semplici di cuore, coloro che hanno fame e sete – Zaccheo, la samaritana, la Maddalena,
il cieco nato… – lo riconoscono e lo accolgono per l’esperienza della loro umanità guardata, amata, abbracciata, perdonata, restituita ad un nuovo inizio. La resurrezione è l’evento che pone
definitivamente nella storia questa novità – la vittoria sul male e sulla morte – «che cambia il mondo e la situazione dell’uomo» (Benedetto XVI).

5. Gesù, nostro contemporaneo.

Il cammino della fede Gesù risorto, vincitore del male e della morte, Signore dello spazio e del tempo, è vivo, presente, qui ed ora, attraverso la Chiesa, segno e sacramento di salvezza per tutti gli uomini. Attraverso il battesimo la vita di Gesù è posta nella vita dei battezzati come un seme. Così, attraverso un paziente cammino, la fede «diventa un nuovo criterio di intelligenza e di azione che cambia tutta la vita dell’uomo». Per tale ragione i santi sono i veri protagonisti della trasformazione del mondo in quanto pienamente afferrati da Cristo: ”Cristo vive in me”. Per questo «quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. […] in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità».
La mostra, ideata da Eugenio Dal Pane, fondatore e direttore editoriale di Itaca, è curata da monsignor Andrea Bellandi, professore stabile ordinario della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, di cui è stato Preside dal 2003 al 2009.Dal 2010 è Canonico della Cattedrale Metropolitana fiorentina e Delegato Arcivescovile per la formazione del clero della stessa diocesi.
La ricerca iconografica è curata dal dott. Sandro Chierici, storico dell’arte e direttore editoriale di Ultreya.


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