Sabato 1 e domenica 2 aprile, presso la Stazione Marittima, si è svolta la terza edizione di TriesteIncontra. Il titolo di quest’anno è stato tratto da un discorso tenuto da Papa Francesco in occasione del Sinodo sulla famiglia: “A che giova accendere una piccola candela nel buio che ci circonda?”. La mostra delle Suore di Carità dell’Assunzione, stabilmente aperta nei due giorni della manifestazione, è stata una testimonianza concreta e ha costituito una prima, evidentissima, risposta al quesito posto dal titolo di cui sopra. Questa domanda è stata poi proposta e approfondita, quale spunto di riflessione da diversi relatori intervenuti nell’ambito del programma.
I professori Bersanelli e Danese hanno fatto rialzare lo sguardo ai presenti verso il cielo, facendoci ricordare che da sempre la visione delle stelle sia stata una provocazione per gli essere umani, per approfondire il mistero dell’esistenza. Il professor Bersanelli diceva: “Il cammino della scienza è corrispondente, perché a ogni passo c’è la scoperta di una cosa nuova, che poi è misteriosa, ma ha la dimensione di una cosa grande”.
Dalla scienza, si è poi passati all’arte con la presenza del maestro russo Oleg Supereco, introdotto dal dottor Ignazio Roiter, il quale, commentando l’opera del pittore, ha ribadito che ogni uomo prova in sé una profonda nostalgia nel vivere e il pittore, con la sua arte, cerca di dare una risposta a questa ferita interiore. In sala è stato anche svelato un dipinto di Supereco: Gesù che guarisce Malco, ferito all’orecchio dalla spada di Pietro. Il Cristo viene rappresentato di spalle, nel commovente gesto di fermare la mano di Pietro dal violentissimo gesto, e di guarire la ferita del servo del sinedrio, in un abbraccio misericordioso che raggiunge tutti.
La serata si è conclusa in musica, con i ragazzi della Calicanto Band che, guidati dallo sguardo profondo e generoso del maestro Clari, sono stati testimonianza di come la vita sia sempre una possibilità di bene e di letizia.
La domenica mattina è trascorsa con l’Arcieparca di Cipro, S. Ecc. Mons. Youssef Antoine Soueif.
Il titolo dell’incontro era il medesimo di questa edizione di TriesteIncontra, sicché S. Ecc. Mons. Soueif ha approfondito questo tema, raccontando quale sia il compito dei Cristiani nel medio oriente, ma non solo. Esortava, infatti, a non dimenticare che i cristiani sono portatori della luce per eccellenza, perché sono i figli della luce, del Risorto.
Raccontava della profonda crisi che sta vivendo la famiglia musulmana e di come questa situazione si riverberi anche nel mondo occidentale, con le tragiche espressioni di terrorismo. Ma il Vescovo ha confortato tutti: “Non dobbiamo mai vivere in un ghetto. La paura c’è, non si può negare. Abbiamo paura anche di noi stessi, ma Lui è il senso. Lui è con noi, sempre. Scoprire che siamo con Lui. Lui non ci porta sicurezza: ce l’ha detto Gesù stesso. Ma Lui è la pace: la pace dentro la ricerca continua”.
Anche sulla questione dell’immigrazione, lo sguardo del Vescovo si è rivelato profondo e onesto; citando Papa Francesco, riconosceva che l’unico modo per non ridurre la questione dell’immigrazione a un problema è quello di aiutarsi a maturare un atteggiamento di apertura e realismo, che risponda al problema immediato che pone la realtà, perché se uno è su un barcone che sta per morire, prima di tutto lo devi salvare. Davanti a uno che soffre, prima lo si accoglie e poi ci saranno le analisi.
Ha ringraziato l’Italia e in particolare gli enti caritatevoli italiani che fanno tanto in questo senso. Citava, ancora, un episodio che dice molto su quale sia la rivoluzione dell’amore rispetto alla violenza subita: ovvero quando i cristiani egiziani perseguitati, nel cancellare le scritte apposte sulle loro case “noi vi odiamo”, scrissero, in tutta risposta: “e invece noi vi amiamo”.
S. Ecc. ha poi incontrato il nostro Vescovo Giampaolo ed è stato commovente per tutti vedere l’incontro fraterno e amichevoli di questi due pastori. È stata, quindi, celebrata la Messa in rito maronita.
La celebrazione, guidata da S. Ecc. Mons. Soueif, è stata di un’intensità particolare: durante la Consacrazione, il sacerdote ha pronunciato le formule in aramaico, l’espressione più vicina alla lingua usata da Gesù Cristo stesso.
La domenica è poi proseguita nel pomeriggio con tre incontri.
Il primo ha visto protagonista Ungaretti, quale “poeta della luce”, raccontato dalla professoressa Lucina Vida: è stato un percorso emozionante, in cui la biografia dello scrittore si è intrecciata in un nodo inestricabile con alcuni brani dei suoi componimenti.
Alle 15.30 si sono incontrati e hanno dialogato insieme tre esponenti di diversi partiti, attivi nell’ambito regionale e triestino in particolare: Alessandra Richetti, Marco Gabrielli e Antonella Grim. Un incontro politico che ha dimostrato, in maniera lampante, che avendo una meta comune, e cioè il bene della collettività, persone di estrazione e appartenenza politica differente possono dialogare e tentare di costruire non solo una società più stabile e positiva, ma anche dei rapporti più umani nell’ambito della stessa classe politica.
Infine, la parola è passata ai giuristi, con un incontro che ha visto protagonista il dottor Fassone, una vita da magistrato, il dottor Sbriglia, impegnato nell’amministrazione penitenziaria, e il dottor Boscoletto, direttore della cooperativa Sociale Giotto. Il tema proposto, ovvero l’esperienza carceraria, è stato affrontato dalle diverse prospettive con il comune intento, propositivo, di convertire l’attenzione di noi tutti da un atteggiamento distaccato e, in fondo, cinico, nei riguardi del problema, a uno sguardo più profondo e soprattutto più attento alle persone che sono protagoniste dell’esperienza, senz’altro drammatica e sovente tragica, del carcere. Un’attenzione, quale quella testimoniata nei vari interventi, che può irrompere nel buio della prigionia come un improvviso lampo di Misericordia divina.
TriesteIncontra nasce dall’iniziativa di alcuni amici che, a contatto con i più vari contesti sociali e lavorativi, hanno riconosciuto la città di Trieste come un potenziale centro di incontro e dialogo tra persone di diversa estrazione culturale, etnica e religiosa. Le stesse condizioni storico-geografiche che da sempre hanno caratterizzato questa città di frontiera, sembrano volerne indicare la naturale vocazione di apertura e di incontro. Convinti che la diversità dell’altro possa essere un contributo per l’arricchimento della propria persona, si potrebbe dire sinteticamente che la mission dell’evento culturale proposto sia quello di incontrare quelle realtà, quelle persone, nella cui storia, attività, vita, si palesino dei tratti di esperienza che possano contribuire ad approfondire la coscienza e lo sviluppo della persona.
Sito dell’evento www.triesteincontra.org