LE COSE SEMPLICI

di Luca Doninelli, Bompiani Editore 2015

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Una storia semplice: un amore è interrotto dalla fine del mondo. Milano è una foresta, il mondo una giungla dove il baratto è l’unica modalità di scambio. Prima un giovane aveva incontrato a Parigi una ragazzina enfant prodige della matematica, si era innamorato, si erano sposati. Lei, poco più che ventenne, va in America. Ma il mondo s’inceppa e in un batter d’occhio tutto finisce: niente più petrolio, niente più energia elettrica, commercio né moneta, niente più regole sociali. Ovunque solo guerre e carneficine. Il mondo si imbarbarisce e la sua caduta coglie i due innamorati ai due lati dell’oceano, senza possibilità di comunicare. Per vent’anni i due vivranno lontani, lei ha una vita durissima, lui comincia a scrivere per non dimenticarla. Finché, dopo tanti anni, i due si ritroveranno, accesi dal fuoco della passione e dal bisogno di verità. “Le cose semplici” è il tentativo di raccontare il cammino dei nostri desideri più comuni ed elementari – e di tutto quello che ci tocca il cuore, fino a straziarci con la sua bellezza o con il ricordo pungente di essa – attraverso la labirintica distruttività del mondo. Il nostro bisogno di vivere una vita che si possa dire umana, di gioia ma anche di un dolore dotato di senso, è destinato a infrangersi contro il muro del potere, della superficialità, del pensiero indotto e dei luoghi comuni? O può trovare soddisfazione?

Leggi “Il duomo si riempirà di cadaveri ma c’è speranza dopo l’apocalisse” la recensione di Luigi Mascheroni (Il Giornale, 25/09/2015): L’istinto di narrare, dai racconti attorno al fuoco dei primitivi alle serie tv della HBO, è tra i più utili e straordinari dell’uomo. La finzione – dai poemi ai romanzi, dal cinema ai videogame – fornisce all’uomo un archivio mentale di situazioni complesse (problemi da risolvere, i grandi dilemmi dell’esistenza) che ci aiutano ad affrontare veramente le avversità della vita. Raccontare storie insomma, insegna la scienza, è vantaggioso per la sopravvivenza della specie.
Ecco, di fronte alla domanda: perché uno scrittore decide di dedicare dieci anni della propria vita per scrivere un romanzo- monstrum di 850 pagine, che è un romanzo composto a sua volta da tanti romanzi, la risposta è: per istinto di sopravvivenza, perché uno scrittore non può non scrivere; per resistere al male peggiore della società occidentale che è la dimenticanza; e per una necessità di salvare, attraverso le parole narrate, la Bellezza, che è un concetto astratto, ma la cui concretezza si traduce nell’amore tra due esseri umani.

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