Centro Culturale Clemente Rebora di Ascoli Piceno

via Giacinto Cantalamessa 20
63100 Ascoli Piceno
Pagina Facebook
cccrebora@virgilio.it
Image

La nostra storia di Antonio Benigni. Quando 25 anni fa don Giussani venne ad Ascoli a presentare il “Senso Religioso” chiese ad alcuni di noi se avevamo un centro culturale. Non avendolo, disse:”Fate un centro culturale e intitolatelo a Clemente Rebora”. I volti dei miei amici che allora si implicarono con questa proposta dentro il cammino di fede che è il movimento di Comunione e Liberazione sono gli stessi di oggi. Loro hanno un volto, un nome, un cuore e una storia che mi accompagnano nella vita da un quarto di secolo. L’opera del centro culturale è una presenza in città perché è segno di un Altro attraverso l’espressione di un’amicizia. Cioè degli amici che stando insieme si aiutano a conoscere e riconoscere la consistenza di questo Altro con la A maiuscola, mettendo in evidenza la pertinenza della fede – espressa nell’arte, nella musica, nella poesia, nella letteratura – con la vita reale; imparando così a conoscere la consistenza della nostra vera natura umana. Ciò che ci unisce sta all’origine del nostro incontro con l’Avvenimento che ha generato la nostra opera. Solo prendendo sul serio la proposta della strada che Don Giussani ci ha indicato si è avuto come l’esigenza di scoprire ciò di cui è fatta la realtà che continuamente ci provoca e di come ognuno di noi è in relazione con il tutto. Il nostro stare insieme (spesso intorno ad una tavola imbandita) è un continuo richiamarci a chiederci ciò per cui vale la pena spendersi, e di come ciò che ci capita nella vita c’entra con il desiderio del nostro cuore. Tutto questo esige un lavoro e una libertà che ognuno mette in gioco scoprendo così un’umanità cambiata, un volto che non è più quello del giorno prima. Ci aiutiamo lavorando ogni volta sui testi delle assemblee fatte a Milano con Carron e (Marco Bona prima) e te ora, richiamandoci alla scuola di comunità e alla vita del movimento. Ogni volta iniziamo il gesto con l’Angelus come memoria di quel legame imprescindibile con l’origine che ci ha generato e se lo vogliamo continuamente ci genera.Non siamo assillati dal “programma a tutti i costi” ma cerchiamo di avere uno sguardo attento sulla contingenza che viviamo. Per questo recentemente abbiamo fatto una serie di quattro incontri sul senso religioso come ravvivamento dell’umano (è stato un grande aiuto a vivere la scuola di comunità). Compatibilmente cerchiamo con i nostri gesti di coinvolgere altre realtà: un esempio su tutti è lo stand al Meeting che ormai da tre anni facciamo con il comune e la provincia della nostra città, coinvolgendo le autorità in prima persona.E’ evidente che ognuno di noi si coinvolge in questa storia perché percepisce che è un bene per se e si sente voluto bene.