Cambiago (Mi): Misericordia, una giustizia che ricrea

Testimonianza di Joshua Stancil


A pochi giorni dal Giubileo straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco i Centri Culturali “San Mauro”, “Marcello Candia”, “Don R. Fumagalli”, “S. Andrea”, “Idea e Azione” e “J. H. Newman” hanno organizzato l’incontro dal titolo: “Misericordia, una giustizia che ricrea.” L’esperienza di conversione di Joshua Stancil, detenuto per 18 anni nel carcere di Nash County, North Carolina.

Cronaca dell’incontro
Venerdì 11 dicembre abbiamo incontrato un carcerato, o meglio, un ex carcerato uscito di prigione da poco dopo 18 anni di detenzione nel North Carolina.
Joshua ci scherza subito: “Se mi avessero chiesto di andare a sentire un carcerato io non sarei mai andato!”. Il tema dell’incontro però non era la prigione, ma la Misericordia, quella per cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo Straordinario del 2016, inaugurato da pochi giorni. E anche il titolo scelto dai Centri Culturali della zona Martesana, promotori dell’evento, pone la Misericordia al centro, partendo da una frase di Romano Guardini: “La giustizia mette in ordine le cose, ma la Misericordia le ricrea”.
Joshua Stancil è stato arrestato a 20 anni nel 1996, ma all’inizio pensava di poter uscire nel giro di 9 mesi/1 anno … dopo 6 anni di carcere ha cominciato a deprimersi pensando di dover passare veramente altri 12 anni della sua vita in una delle prigioni più violente della sua zona (la sua pena era dai 18 ai 20 anni).
Depressione e anche pensieri di farla finita con la vita: questi i sentimenti che lo hanno accompagnato nei primi anni di carcere e non lo hanno abbandonato neanche dopo 4 settimane di preghiere a S. Massimiliano Kolbe, il suo santo protettore della Cresima. Nessuna catarsi, nessun miracolo: solo disperazione.
Eppure qualcosa di stava muovendo, lentamente perchè comunicare da una prigione non è facile, però qualcosa stava accadendo.
Joshua era, per famiglia, protestante, ma si è sempre considerato più cattolico, perchè il moralismo non faceva per lui e dalle sue parti il protestantesimo è moralista ai massimi livelli: Gesù ti vuole bene se non fumi, se non ti droghi, se non vai a ballare, ecc.
Quindi, anche in prigione, gli piaceva leggere i commenti alle Sacre Scritture di una rivista, “Magnificat” e un giorno del 2002 trova un commento di un certo prete italiano, Luigi Giussani, che lo colpisce profondamente per come parla dell’umanità, dell’essere uomini fino in fondo, senza censurare niente.
Da quel momento cercherà sempre i suoi commenti sulla rivista e, non solo: scrive lettere a diverse associazioni cattoliche del suo paese chiedendo di questo Don Giussani, ma nessuno sembra conoscerlo.
Finchè, dopo la famosa novena a San Massimiliano Kolbe, gli arriva una lettera con tre nomi e tre indirizzi mail: sono tre persone che conoscono don Giussani! Joshua è ovviamente felice, ma non sa come contattarli (in prigione non si può usare internet…) e allora si affida a sua mamma.
Non ci credeva molto,ma alla fine sua mamma ha spedito veramente l’email e le risposte non hanno tardato ad arrivare: prima con un pacco libri (rifiutato dalla prigione) e poi con una lettera di una certa Elisabetta che chiedeva di andarlo a trovare.
La reazione immediata di Joshua è stata quella di rifiutare:”Io non avevo bisogno di persone, ero un macho, non mi andava l’idea di un gruppo di amici com’è il Movimento; io volevo solo leggere dei libri”. E poi lei abitava a 3 stati di distanza da lui…era un viaggio troppo lungo. Ma, essendo “del sud” ed essendo stato educato bene, alla fine accetta!
Era il 29 dicembre 2002 e le date si ricordano così precisamente solo quando accade qualcosa di veramente importante: ed è stato proprio così. I primi amici vanno a trovarlo ed è come se si conoscessero da mesi, ma non solo. Da quel giorno, ogni mese qualcuno è andato a trovarlo e sono nate molte amicizie che gli hanno cambiato la vita, fino a quella proprio con don Giussani che nel 2003 gli ha anche scritto una lettera.
Quando papa Francesco ha indetto il giubileo della Misericordia, molti in America non erano d’accordo, perché “prima di parlare di misericordia, bisognerebbe parlare di pentimento”.
Ma Joshua ci ha ricordato che “Elisabetta non gli ha chiesto se si era pentito prima di scrivergli la lettera; gli amici non gli hanno chiesto se si era pentito prima di andarlo a trovare; don Giussani non gli ha chiesto se si era pentito prima di contattarlo”.
Se la misericordia fosse proporzionale al pentimento, non sarebbe tale.
Joshua non è cambiato per conto suo e così è stato toccato dalla misericordia: è stato il contrario. La misericordia l’ha incontrato e quindi è cambiato, proprio come l’adultera del vangelo.
La giustizia mette in ordine e cose, ma la Misericordia le ricrea. Grazie Joshua!
(Agnes)