Milano: L’Italia tra paura e futuro, il tempo della persona
L’Italia tra paura e futuro: il tempo della persona
Cosa sta cambiando nella nostra vita a causa della crisi? E negli assetti sociali e istituzionali? Come continuare a garantire servizi di welfare per tutti? E soprattutto, quali opportunità si celano dietro ai cambiamenti epocali cui stiamo assistendo?
L’incontro è realizzato in occasione dell’uscita del volume:
“La sfida del cambiamento. Superare la crisi senza sacrificare nessuno” a cura di L. Violini e G. Vittadini (BUR-Saggi)
Intervengono:
Giuseppe De Rita, Fondatore e Consigliere Delegato del CENSIS
Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà
Coordina:
Luigi Chiarello, Giornalista del quotidiano Italia Oggi
Resoconto:
La sfida del cambiamento
Cosa sta cambiando nella nostra vita a causa della crisi? E negli assetti sociali e istituzionali? Come continuare a garantire servizi di welfare per tutti? E soprattutto, quali opportunità si celano dietro ai cambiamenti epocali cui stiamo assistendo? Giuseppe De Rita (Censis) e Giorgio Vittadini (Fondazione per la Sussidiarietà) ne hanno parlato il 16 ottobre in un incontro promosso dal Centro Culturale di Milano dal titolo”L’Italia tra paura e futuro: il tempo della persona”. L’occasione è stata la pubblicazione del volume “La sfida del cambiamento. Superare la crisi senza sacrificare nessuno” a cura di L. Violini e G. Vittadini (BUR-Saggi) in cui gli autori nel lavorare intorno al tema del “welfare sussidiario” indicano come i cittadini possono farsi motore della crescita partendo dal senso di responsabilità, per dare vita ad iniziative sociali in grado si fornire risposte concrete ai bisogni della collettività e dei singoli individui.
Sono tante le radici della crisi che ha colpito l’Italia ha detto De Rita. C’ è la perdita del principio di sovranità a tutti i livelli, la rappresentanza non ha legami col territori. La sovranità è altrove, non nelle istituzioni nazionali e nemmeno europee ma nella finanza internazionale e nello spread. Cediamo la nostra sovranità all’Europa e non consideriamo che dove c’ è una piccola comunità là c’è sovranità, dove c’è un piccolo potere, là c’è sovranità. “Ritorniamo – ha spiegato De Rita – ad una società dove la persona rimane con una sovranità minimale. Molti sostengono che questo è un aspetto negativo perché vuol dire non avere più la concezione del bene comune, del senso della vita collettiva, perché questo vorrebbe dire non avere più il traguardo collettivo da perseguire e rimanere tutti asserragliati dentro se stessi”.
“Oppure – ha proseguito De Rita marcando la vicinanza delle linee di fondo del libro di Vittadini e Violini al suo pensiero – il piccolo, la persona, la sfera minimale assume una responsabilità forte non contro lo stato ma contro una dimensione intermedia che ha fatto aumentare i costi di transazione cioè i passaggi di denaro fra il fondo europeo e lo stato italiano (e quindi a cascata fra lo Stato alle Regioni alle Provincie ai Comuni). Il problema grave della nostra società, insiste il fondatore del Censis è che noi abbiamo caricato la dimensione statuale di una colpa fondamentale, quella di essere inefficiente e corrotta quando invece la vera corruzione sta dentro il processo nella transazione dallo stato al cittadino. E’ li in mezzo che c’è la crisi attuale del nostro paese e molte delle crisi di oggi come la crisi della cultura federalista e la crisi delle regioni “.
In Italia si lavora poco e i giovani lavorano meno che in Europa, ha detto Giorgio Vittadini affermando che la sussidiarietà ci dice che la sovranità esiste proprio se l’uomo può lavorare, l’inizio della sussidiarietà è proprio a questo livello. L’io ha sovranità se lavora e infatti l’Italia come popolo ha sempre reagito lavorando. Il problema nei prossimi anni sarà quello di vedere come l’attuazione del principio di sussidiarietà sia in grado di offrire a tutti i cittadini la possibilità di lavorare.
“Non è come negli anni ’80 che si assumevano 10 mila postini in Abruzzo” ha aggiunto Vittadini, adesso occorre moltiplicare la “potenza di fuoco dell’io”, ricostruendo un capitale umano educandolo, facendolo competere, migliorandolo, dandogli le risorse, mettendo in connessione il merito, garantendo alle persone le risorse come è stato fatto con i voucher o i buoni scuola. Avere un mestiere è stato il fattore cruciale alla base dello sviluppo economico italiano, sia nell’immediato dopoguerra, sia negli anni successivi. Avere un lavoro significa possedere un capitale umano in grado di rinnovare il miracolo economico italiano, ha detto il Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
La conversazione fra De Rita e Vittadini moderata da Luigi Chiarello giornalista del quotidiano Italia Oggi, è proseguita mettendo a tema la crisi dell’università, la conseguente ondata di cultura familiare che ha inteso risolvere i suoi problemi di prestigio e identità con la laurea dei figli, la crisi della politica e del “sistema leviatano” e la scarsità di politiche fiscali a favore delle famiglie. La società civile per evitare la deriva ‘buonista” ha detto De Rita, deve riscoprire il valore delle relazioni. Per il futuro, i valori che faranno l’Italia e gli italiani poggeranno sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità, sociale e ambientale attingendo da quella tradizione cattolica che ha sempre contribuito al bene del paese. Tradizione in cui la persona senta come decisiva una responsabilità personale – conclude Vittadini – e una libertà in azione che permetta di costruire e generare il bene comune e in cui la persona è resa capace di promuovere opere che leggono i bisogni degli uomini.
(Letizia Bardazzi, AIC)