Milano: Potere, Diritto, Democrazia

Dialogo con John Finnis sul Discorso di Benedetto XVI al Bundestag di Berlino


Potere, diritto, democrazia. Come riconoscere ciò che è giusto.
John Finnis, professore Emerito di Diritto Costituzionale all’University College of Oxford e nella Notre Dame University (Indiana, USA),
Francesco Botturi, professore di Filosofia Morale all’Università Cattolica di Milano,
Marta Cartabia, giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana.

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«È evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta. […] Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla società un diritto rivelato. […] Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto – ha rimandato all’armonia tra ragione oggettiva e soggettiva, un’armonia che però presuppone l’essere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio». Dal Discorso di Benedetto XVI al Bundestag di Berlino, 22/09/2011–

Abbiamo incontrato un fine intellettuale ma soprattutto un uomo unito.
Nel primo momento di lavoro pubblico sul Discorso al Parlamento tedesco di Benedetto XVI, ideate dal Centro Culturale di Milano e svoltosi nell’Aula Magna dell’Università Cattolica sono emerse, in tutta la loro drammatica attualità, le domande e gli ambiti che documentano una crisi della giustizia, del diritto, della politica ma anche la loro possibilità nuovo servizio e ripresa.
La radice dei caratteri arbitrari o ‘creativi’ del diritto o dell’assecondamento della dittatura dei desideri, così come dell’impasse della politica, risiedono nella frattura tra “essere” e “dover essere”, tra ammettere e scommettere sulla capacità della ragione di riconoscere il reale (l’essere) e la conseguente dinamica dell’azione. Una frattura, si è ricordato, tra ciò che è giusto e che questo possa considerarsi esperienza riconosciuta e comune a tutti, divenire perciò costruzione della persona e della società (il bene comune potremmo dire o lo sviluppo integrale della persona). E’ riecheggiato come il cristianesimo abbia individuato le vere fonti del diritto rimandando sempre alla natura e alla ragione, dando forza a quell’alleanza che affonda le sue radici nell’incontro tra Atene, Roma e Gerusalemme. Una fiducia nelle evidenze del cuore dell’uomo e nello stesso tempo una consapevolezza della sua fragilità. Comunque un punto di non ritorno del mondo da cui dipendono anche l’illuminismo e lo stesso positivismo, laddove non pretendano ridurre tutto a meccanismo e convenzione. “Come riconoscere ciò che è giusto?”. La considerazione di questo interrogativo, rivela la consapevolezza o meno in noi di una drammatica riduzione della ragione nel nostro tempo. Nell’incontro è emerso come il Discorso di Berlino rilancia a tutti una domanda su dove stiamo: se ci diamo la luce e la vita da noi stessi, preferendo il bunker senza finestre di sistemi perfetti e disumani, o se attinge al reale potendo vedere ancora la vastità del mondo in questo inizio di terzo millennio.Più la democrazia si può scambiare con l’accontentarsi di ricevere dal potere il riconoscimento dei propri singoli diritti alla differenza, più tutta la società si soggioga a un Potere della “maggioranza” perdendo i contorni della democrazia come società unita e condivisa. La Chiesa, quella realtà che Finnis scoprì da giovane studioso, sulla scia di Newman, come “l’unica seria candidata ad essere una comunità nuova nella consapevolezza che Dio esisteva, che era intervenuto nella storia, e può mostrare la risposta alla frattura, la risposta a Hume e Kant”, che avvallano il fossato tra morale e conoscenza, tra giustizia e diritto. Questo fattore vivente di comunità è un appello costante alla ragione, di riflessione sull’esperienza che costringe, quando si fa sentire, all’incontro con la realtà fino alla responsabilità di cui c’è grande bisogno. Il prossimo appuntamento il 13 aprile, un dialogo e interrogativo sul contributo della scienza con lo scienziato Emilio Chuvieco, dell’Università che parlerà dell’ecologia dell’uomo del Discorso a Berlino: il biocentrismo e la critica al cristianesimo, conseguenze morali e teologiche delle riflessioni di BenedettoXVI sulla vita e sulla natura.

Uno dei maggiori riformulatori del giusnaturalismo è unanimemente considerato John Finnis. Docente nelle prestigiose Università di Oxford e Notre Dame, ateo negli anni della giovinezza, è quindi passato a una visione teistica, arrivando a convertirsi al cattolicesimo dopo il primo anno di permanenza a Oxford. Descrive così questi passaggi in un’intervista su Avvenire: «Avevo due amici all’Università di Adelaide che fecero un viaggio simile al mio e nei medesimi anni, tuttavia seguendo autori e riferimenti diversi. Arrivammo alla consapevolezza, attraverso lo studio e la riflessione, che Dio esisteva, che era intervenuto nella storia e che la fede cattolica era la sola, seria possibile espressione di tale divina rivelazione. E la Chiesa cattolica era l’unica seria candidata a essere la comunità fondata per trasmettere tale rivelazione e la grazia di Dio fino alla fine dei tempi». Continua il filosofo: «A me furono di grande aiuto per superare David Hume e Bertrand Russell alcuni libri sull’empirismo inglese scritti da un sacerdote e filosofo inglese scomparso prematuramente durante il Concilio, D.J.B. Hawkins. Ma importanti furono anche le letture di Newman, specialmente l’Apologia pro vita sua, e la critica dell’empirismo fatta del gesuita Bernard Lonergan». Finnis ha elaborato una filosofia della legge naturale che verte su una serie di “basic goods” di evidenza antropologica, i quali non necessitano di essere di per sé dei credenti in Dio. Lui la spiega così: «Tutta la realtà poggia ontologicamente o “presuppone” un’esistenza divina, una Creazione e una Provvidenza. Ma uno può occuparsi di fisica anche senza occuparsi del suo presupposto ontologico definito filosoficamente. Allo stesso modo, uno può arrivare molto lontano nella ragion pratica senza doversi confrontare con le primissime precondizioni ontologiche (metafisiche) dei beni verso i quali si orienta. L’ordine epistemologico della scoperta e l’ordine metafisico della dipendenza seguono direzioni opposte, è possibile quindi trovare un punto di incontro con tutti coloro che non siano nichilisti dogmatici».
Il filosofo conclude elogiando il pensiero di San Tommaso: «Tutta la mia filosofia della ragione pratica, della legge naturale, della giustizia, della legge positiva, dell’intenzione e dell’azione, i miei lavori sulla teologia naturale seguono profondamente la linea, per quanto posso giudicare, di san Tommaso. In particolare, la sua teoria della legge positiva è di un tale livello che non è stata veramente mai superata. Il mio lavoro a riguardo è poco più che una sua elaborazione». In un’intervista per II Tempo, oltre a elogiare il Santo Padre e il suo discorso a Ratisbona, ha dichiarato: «Considero Tommaso un fondatore del pensiero moderno perché è alla lunga il più lucido e comprensivo divulgatore delle parti migliori della migliore tradizione filosofica della storia umana». Ha poi accennato anche alla portata dei cambiamenti culturali inaugurati dalla contraccezione: «è emersa l’auto-distruzione demografica delle culture che li hanno abbracciati».



Data

Venerdì 09 Marzo 2012 ore 21:00

Luogo

Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, largo Gemelli 1, Milano