La questione

Gallarate: I cori da “La Rocca” e la vita buona per tutti

19 Settembre 2019
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Nell’ incipiente notte “dolce, chiara e senza vento” del 12 settembre, con la luna piena che ha fatto capolino al momento giusto, si è svolto sul sagrato di S. Pietro un evento piuttosto singolare, che ha alternato il testo – arduo, provocante, ma soprattutto profetico dei Cori da la Rocca del poeta anglo-americano T.S.Eliot – con la musica, a volte malinconica, altre disperata, altre ancora estaticamente rassicurante di, Schumann, Chopin. Listz e Ligeti

La voce recitante ha interrogato il foltissimo pubblico presente:
Gli uomini hanno abbandonato DIO non per altri dei, dicono, ma per nessun dio; e questo non era mai accaduto prima.
 Che gli uomini negassero gli dèi e adorassero gli dèi, professando innanzitutto la Ragione. 
E poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita, o Razza, o Dialettica.
 La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare 
se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto
 in un’età che avanza all’indietro progressivamente?

La musica del pianoforte confermava il testo o apriva spiragli di nuovi orizzonti, e la poesia proseguiva poi affermando o ponendo nuove domande.

E intanto venivano proiettate immagini di Gallarate: le sue chiese – antiche e moderne – le vecchie fabbriche, le fontane e i parchi, le piazze e taluni angoli particolari, nel giorno e nella notte, in primavera e in inverno: i luoghi dove si dipana il filo delle nostre esistenze, nella quotidiana lotta per vivere il significato di tutto, o per cercarlo.

Nel silenzio della piazza si poteva forse pensare a un’ora di magia, se non fosse evidente la drammatica attualità di un testo del 1934 che sembra scritto l’altro ieri, e che interpella tutti, oggi. L’edificazione della Chiesa e di una “vita buona per tutti” dipende dal sì di ciascuno, detto entro il temperamento, la situazione e la storia di ogni persona, accompagnata però dalla sapienza paziente e decisa di un popolo che non deve dimenticarsi chi è e di Chi è.

La Chiesa deve edificare di continuo, perché è continuamente minata dall’interno e attaccata dall’esterno, perché questa è la legge della vita; e dovete ricordare che in tempo di prosperità 
il popolo dimenticherà il tempio, e in tempo di avversità gli sarà contro.

Che vita è la vostra se non avete vita in comune? 
Non esiste vita se non nella comunità,
 e non esiste comunità se non è vissuta in lode di Dio.
 Persino l’anacoreta che medita in solitudine, 
per il quale i giorni e le notti ripetono le lodi di DIO, 
prega per la Chiesa, il Corpo di Cristo incarnato.
 E ora vivete dispersi su strade che si snodano come nastri,
 e nessuno conosce il suo vicino o si interessa a lui
a meno che il suo vicino non gli arrechi troppo disturbo,
 ma tutti corrono su e giù con le automobili,
 familiari con le vie ma senza un luogo in cui risiedere.
 E nemmeno la famiglia si muove tutta unita,
 poiché ogni figlio vorrebbe la sua motocicletta,
e le figlie cavalcano sellini casuali.
 Molto da abbattere, molto da costruire, molto da sistemare di nuovo;
 fate che l’opera non venga ritardata, che il tempo e il braccio non siano inutili;
 l’argilla sia tratta dalla cava, la sega tagli la pietra, 
nella fucina il fuoco non si estingua.

Le porte aperte della Chiesa di S. Pietro, tutta al buio, lasciavano intravvedere sullo sfondo l’altare del Sacrificio e il Crocifisso: fortemente illuminati, a indicare in ogni caso da dove ripartire.

Il Centro Culturale Tommaso Moro ringrazia la Comunità Pastorale S. Cristoforo, l’Assessorato alla Cultura e i tre protagonisti dell’evento: Matteo Bonanni (voce recitante), Francesco Pasqualotto (pianoforte) e Salvatore Benvenga (fotografie), nonché tutti coloro che in vari modi si sono prodigati per la realizzazione dell’evento.

E ricorda l’imminente Festival “Spirto gentil. L’avventura dell’ascolto”, X edizione, da venerdì 20 a domenica 22 settembre al Teatro del popolo, con la consueta offerta di bellezza; ricorda inoltre e gli incontri di ottobre “SULLE SPALLE DI GIGANTI” : TESTIMONI DI (STRA)ORDINARIA UMANITA’ che hanno affrontato le sfide del proprio tempo e hanno segnato la storia.
Pensiamo alla Milano di sant’Ambrogio, nell’imminenza della dissoluzione – sociale e politica – dell’Impero Romano o alla Torino ottocentesca, dominata dalla massoneria anticlericale, che non hanno potuto impedire l’opera di grandi figure come don Bosco, Murialdo, Cafasso, Cottolengo, la marchesa di Barolo: evidente la continuità nella proposta culturale del Centro Tommaso Moro tra la provocazione dei cori da la Rocca e l’indicazione di alcune personalità lontane nel tempo, ma capaci di suggerirci come “fare il cristianesimo” oggi. (Vittorio Pasqualotto)


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