ATLANTIDE: Libertà religiosa. Un diritto nel mirino

Aprile 8, 2016
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AIC segnala l’uscita del nuovo numero di Atlantide, il periodico della Fondazione per la Sussiadiarietà diretto da Giorgio Vittadini, che propone approfondimenti su temi di particolare rilevanza, mettendo a confronto le posizioni più autorevoli, nazionali e internazionali. Atlantide rappresenta uno strumento di dialogo e di apertura tra chi, pur appartenendo a matrici culturali, politiche o religiose diverse, è interessato a ricercare la verità e a individuare convergenze per la costruzione del bene comune: “un mondo che fa parlare altri mondi”.
Il protagonista è un comitato scientifico di alto profilo, di diversa estrazione culturale e differente matrice professionale: docenti universitari, opinionisti e comunicatori, tutti animati dal desiderio di guardare oltre il breve termine fungendo da guida per le future generazioni.

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Di seguito proponiamo l’Editoriale di Giorgio Paolucci: “Libertà religiosa”
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti”. Riletto a distanza di molti anni, l’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948 – suona tanto perentorio e impegnativo nella
sua formulazione quanto lontano dall’attuazione. La libertà religiosa è un nervo scoperto della nostra epoca: milioni di persone subiscono aperte persecuzioni o vengono sottoposte a discriminazioni a motivo della loro fede, migliaia sono coloro che ogni anno perdono la vita per motivi legati ai loro ideali religiosi, e anche nei
Paesi dove l’attacco non è frontale si registrano provvedimenti legislativi o comportamenti politici che tendono a relegare la pratica religiosa in una dimensione privata, negando così una delle sue caratteristiche peculiari: la possibilità di essere praticata e testimoniata anche a livello pubblico.
I cristiani sono la comunità più colpita, come testimoniano molti studi pubblicati recentemente. Nel mondo sono oltre 100 milioni i seguaci di Gesù vittime di persecuzioni, discriminazioni e violenze messe in atto da regimi autoritari o da seguaci di altre religioni.
Secondo la World Watch List 2016, l’anno scorso sono stati uccisi 7.100 cristiani rispetto ai 4.344 del 2014.
Le chiese attaccate sono state oltre 2.400 contro le 1.062 del 2014.
Un recente studio di Open Doors, organizzazione non profit statunitense che svolge analisi su oltre 60 Paesi, ogni mese nel mondo 322 cristiani vengono uccisi per la loro fede, 214 sono gli edifici distrutti o danneggiati per motivi religiosi e 772 i casi di violenza che comprendono percosse, rapimenti, stupri, arresti e matrimoni forzati.
Un rapporto curato dall’associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) rileva che in 17 dei 22 Paesi monitorati da qualche anno, la situazione dei cristiani si è aggravata nel periodo preso in esame, ovvero tra l’ottobre 2013 e il giugno 2015. Aumentato anche il numero di nazioni classificate come di “estrema” persecuzione, che rispetto alla precedente edizione del rapporto, datata 2013, sono salite da 6 a 10, a seguito dell’aggiunta di Iraq, Nigeria, Sudan e Siria. Le “nuove entrate” sono tutte segnate dall’ascesa dell’estremismo islamico, che si conferma una delle principali minacce alla comunità cristiana. Dieci dei 17 Paesi in cui si sono registrati peggioramenti sono stati colpiti dalle violenze dei fondamentalisti, che inducono sempre più cristiani a emigrare in cerca di lidi più sicuri.
In Iraq, ad esempio, la popolazione è diminuita da un milione a meno di 300mila dal 2002 a oggi, con una media di 60-100mila partenze ogni anno. In Siria cinque anni di conflitto hanno portato al dimezzamento della percentuale dei cristiani, che oggi sono il 3 per cento della popolazione. Alcuni analisti sono arrivati a
pronosticare la possibilità di una scomparsa dei cristiani proprio nelle terre in cui il cristianesimo è nato duemila anni fa, in quel Medio Oriente dove è in atto uno scontro (che è insieme teologico, culturale e politico) tra differenti interpretazioni del pensiero e della prassi che si rifanno all’islam.
Ma anche in altri contesti ci si deve misurare con l’uso strumentale dell’ideale religioso a fini politici, oppure con la negazione – apertamente proclamata dai regimi al potere o attuata in maniera più “morbida” ma non meno insidiosa – di principi religiosi.
Su questi temi Atlantide propone un confronto a più voci e – secondo lo spirito che la contraddistingue, quello di un mondo che fa parlare altri mondi – a partire da punti di vista diversi e talora dialettici, ospitando contributi scritti da esponenti di differenti culture e fedi religiose.
È un viaggio che fa tappa nel mondo islamico, ebraico, cattolico, induista. E che illumina alcuni contesti geopolitici particolarmente significativi: Cina, Russia, Stati Uniti, Pakistan, Egitto, Messico, Francia e un’Europa che la storia, nel corso dei secoli, ha portato a misurarsi con molti avvenimenti: dalle guerre di religione ai totalitarismi, alla sfida della laicità e del multiculturalismo.
Anche la Chiesa cattolica ha dovuto affrontare un percorso non sempre facile per arrivare a fare proprio, con il Concilio Vaticano II, il principio della libertà religiosa come fondato sulla dignità di ogni persona umana, chiedendo che venga riconosciuto e sancito come diritto civile nell’ordinamento giuridico delle
società. E da tempo è in prima fila sulla scena internazionale per l’affermazione di tale diritto, come documentano il lavoro su vari fronti da parte della diplomazia vaticana e l’impegno di Papa Francesco, che se ne è fatto interprete anche recentemente nel documento firmato a Cuba insieme al patriarca ortodosso di
Mosca, Kirill (pubblicato integralmente nella sezione Documenti). Nella consapevolezza che nella libertà di credere e di poterne dare pubblica testimonianza risiede il fondamento autentico dei diritti umani.
(Giorgio Paolucci, Atlantide, n. 1/2016, http://atlantide.ilsussidiario.net/)


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