Logastrino (Fe)
Longastrino è un paese di duemila anime nella bassa pianura padana, diviso tra le province di Ravenna e Ferrara. A vederlo non sembra un granché: un agglomerato di case, bar (tantissimi in proporzione al numero di abitanti!) e negozietti tra campi sterminati di pomodori, grano, vitigni e alberi da frutto. Al centro del borgo la chiesa, con il suo campanile colore del cielo che si vede da ogni parte del paese.
A guidare la comunità parrocchiale don Sante Bertarelli, un parroco attento a tutti gli aspetti della vita della comunità: quello caritativo e della solidarietà (con la Casa d’Accoglienza per anziani) e quello culturale: da sempre ha creduto e investito nell’aspetto missionario della cultura, ritenendola un bene per tutti.
Per questo l’appuntamento con le mostre Itaca è ormai diventato tradizione: da cinque anni a questa parte paesani vicini e lontani dalla Chiesa, tutte le scuole di ogni ordine e grado (dalla scuola dell’Infanzia fino alla scuola secondaria di primo grado – circa 200 studenti) e molti visitatori da ogni parte delle due province (nel 2015 addirittura un pullman di 50 persone è arrivato da Ravenna a Longastrino per la mostra Francesco secondo Francesco), accorrono in visita alle mostre durante il periodo pasquale (il martedì dopo Pasqua è festa del paese).
Perché facciamo queste mostre?
È un’occasione missionaria. Queste mostre ci permettono di incontrare l’altro in una proposta di Bellezza.
Attraverso l’arte non solo comunichiamo la bellezza dell’opera, ma incontriamo il cuore del visitatore: chi viene a visitare queste mostre desidera vedere questa bellezza e questo ci permette di comunicare loro Chi può veramente compiere questo desiderio.
Per questo diciamo che queste mostre sono espressione di cultura come missione: perché andare a fondo della creatività degli artisti ci permette di andare al fondo della nostra umanità, di andare all’origine del nostro bisogno di compimento, di capire che il cuore di questi personaggi è come il nostro.
Come vengono accolte nel paese?
È un avvenimento atteso da tutto il paese: un momento in cui, anche chi abitualmente non frequenta la Chiesa si avvicina, partecipa e, molto spesso, ringrazia ed esce commosso.
Come nel caso di una persona anziana che, terminata l’esposizione della mostra Il vangelo secondo Giotto. La Cappella degli Scrovegni, ha detto “una settimana di mostra è stata più utile di tanti anni di catechismo”. Una mostra, quella sul ciclo di affreschi di Padova che ha coinvolto talmente tanto la comunità che, a conclusione, è stata organizzata una gita a Padova per ammirare dal vivo la Cappella Scrovegni.
Così come, in occasione della mostra Sulla via di Damasco, tanti giovani ci hanno lasciato messaggi in cui emergeva una certa riscoperta di sé, della propria fede, della necessità di uno sguardo di misericordia sulla propria vita.
Per non parlare del rapporto che in questi anni si è instaurato e consolidato con le scuole, sempre più partecipi.
Ricordiamo ancora molto bene lo stupore per come, durante la visita guidata alla mostra Van Gogh. Un grande fuoco nel cuore la classe terza della scuola secondaria di primo grado (considerata da tutti una classe molto problematica) fosse tutta tesa ad ascoltare in silenzio le spiegazioni e ponesse tante domande.
Oppure la cura per come le insegnanti della scuola dell’Infanzia hanno preparato i bambini alla visita delle mostre in questi anni con laboratori artistici i cui risultati sono sempre stati esposti al termine del percorso delle mostre, affinché tutti i visitatori potessero ammirarli.
In occasione della mostra di quest’anno, poi, una delle nostre amiche, insegnante di sostegno alle scuole elementari di una bambina non vedente, animata proprio dall’amore per questa bambina, sta realizzando delle riproduzioni tattili dei quadri di Caravaggio per rendere la mostra fruibile anche ai non vedenti.
Cosa serve per realizzare una di queste mostre?
Un gruppetto di persone che la faccia propria. Noi siamo 5-6 amici, guidati e sostenuti dal nostro parroco.
Per noi, ormai, è diventata come una necessità quella di comunicare la fede attraverso queste mostre: la “piccola fatica” che facciamo ogni anno è ripagata dagli incontri fatti e dall’unità che ogni volta riscopriamo tra noi. Per questo siamo già alla quinta esperienza: dopo san Paolo, Giotto Cappella degli Scrovegni, Van Gogh, san Francesco, quest’anno esporremo Caravaggio.
Anche l’esborso economico è affrontabile. Anzi… è recuperabile sia attraverso la vendita dei libri del bookshop associato alla mostra, sia grazie alle sponsorizzazioni che imprenditori e commercianti dal cuore grande e generoso forniscono ogni anno.
Insomma… se è possibile per noi è possibile per tutti!