Sei incontri su sei maestri dal Rinascimento al Classicismo
AIC propone un ciclo di sei incontri “Oltre le periferie della storia dell’arte” tenuti dal professor Marco Bona Castellotti, critico e storico dell’Arte. Questi sei incontri di storia dell’arte, non necessariamente concatenati fra loro, vertono su altrettante figure di sommi pittori, attivi in un ampio arco cronologico, dal Cinquecento all’Ottocento: Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Velázquez, Goya, Friedrich. Non sono stati selezionati a caso, né sono gli unici a meritare una celebrazione monografica. Appartengono al novero dei maggiori protagonisti della pittura di ogni tempo e sono i testimoni dell’evolversi dell’arte in senso moderno, dal Rinascimento cinquecentesco al Classicismo del primo Ottocento. Non necessariamente hanno subito reciproci influssi e, al netto di possibili interferenze, le loro espressioni si collocano in una assoluta autonomia culturale. Tutti, però, sono stati sottoposti, in varia misura, a un adattamento ideologico che, nel tempo, ne ha voluto promuovere, insieme all’innegabile valore, le tendenze profane. Pertanto, in ambito scolastico, vengono classificati o come i produttori di opere prive di ogni fondamento, o, nel migliore dei casi, tale fondamento è stato deformato o sottaciuto.
In tal senso è legittimo parlare di periferie della storiografia artistica, vale a dire di una zona franca della cultura, entro la quale si allevano schemi e pregiudizi, dove l’apertura verso l’infinito non viene mai evidenziata, oppure – vedi l’esempio di Friedrich – è interpretata come un elemento naturale e indipendente da qualunque verità trascendente. A partire da simile visione, l’arte di questi maestri, anche di fronte alla palese manifestazione di un pensiero cristiano, talvolta – è vero – sporadico e non sistematico (Goya), è stata oggetto di una disamina riduttiva. In parallelo è stata avanzata una lettura critica a sfondo il più possibile laico, vedi il caso di Tiziano, Caravaggio e Velázquez, o dello stesso Goya, personaggio estremamente complesso, forse il più grande genio moderno, al quale gran parte della pittura del Novecento – a cominciare da Picasso- è debitrice. E’ noto che Goya viene di norma considerato un simpatizzante dell’ illuminismo, così come Friedrich che è evidentemente romantico. Viene asserito che l’ultimo periodo dell’attività di Tiziano, quello più sentitamente sofferto e religioso, sarebbe il sintomo di un avvicinarsi del pittore agli ambienti riformati; che Raffaello sarebbe un puro evocatore della bellezza accademica; che Velázquez sarebbe il portavoce, nell’ambito della pittura di corte, della rivoluzione scientista, cosa vera, ma parziale, essendo questo pittore castigliano anche l’interprete più commosso del declino della corona di Spagna. Su Caravaggio – è risaputo – le discussioni si sono arroventate per creare una sorta di separazione fra realismo e ortodossia della figurazione religiosa.
Affrancare costoro da tali riduzioni periferiche non deve essere frutto di una forzatura, che sarebbe altrettanto abominevole quanto l’operazione contraria della loro forzata e oltranzista laicizzazione. E’ piuttosto il risultato di un affondo totalizzante, svolto su alcune fra le più loro significative opere pittoriche, ma non ridotto al solo riconoscimento delle qualità estetiche, che, di fronte a personalità di tale statura, è scontato. Il superamento della dimensione periferica di un giudizio critico, che nel tempo sprigiona un potere corrosivo, corrisponde all’ampliarsi dello sguardo, cui si perviene attraverso un metodo di applicazione della conoscenza, capace di giungere laddove, non soltanto a causa delle remore dell’opinione comune, di consueto non si arriva. Ma anche attraverso l’uso della ragione, posta a servizio della verità e quindi aiutata dall’evidenza dei fatti, da certezze visibili, che rientrano appieno nella categoria molto sfaccettata del bello. Il tutto per rendere più coscienti, sapienti e immuni da pregiudizi comuni.
Incontri proposti:
Raffaello: un ideale di bellezza contro l’eresia
Tiziano: dal classicismo delle prime opere, all’impressionismo magico” delle ultime. Dall’ideale dionisiaco, alla “pietas”.
Caravaggio: tutta la realtà in un fotogramma
Velázquez: dalla celebrazione dei trionfi, alla malinconia
Goya: il genio rivoluzionario dell’ironia
Friedrich: uno sguardo aperto verso un mistero sublime
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