Inveruno (Mi): Nell’umano l’impronta del Divino



Sino al 17 aprile 2016 è possiìbile visitare la mostra personale di Giancarlo Colli, pittore di impegno e di natura, dal titolo “Nell’umano l’impronta del Divino”. Colli ha voluto confrontarsi con Gesù Cristo, con la sua misteriosa e affascinante vicenda terrena, fino a chiedersi se dentro i tratti della sua umanità non vi siano delle fessure che portano a indirizzare lo sguardo verso il divino.

Quello presentato da Giancarlo Colli è un percorso di grande originalità ed eminentemente personale, il pittore segue passo dopo passo Gesù cercando di entrare nella sua personalità e in quella di coloro che lo incontravano e poi continueranno ad incontrarlo dentro la storia fino ad oggi.

Colli fa vedere dipingendoli due degli atteggiamenti che non hanno e non vogliono prendere in considerazione Cristo, atteggiamenti quanto mai attuali: il primo è la violenza, è la brutalità con cui si è voluto e si continua a volere eliminare l’altro; ma non vi è solo la violenza ad ergersi contro Cristo e contro chiunque sia diverso da ciò che il potere vuole, vi è un altro atteggiamento, antico ma quanto mai presente, è l’indifferenza, e il mondo d’oggi è pieno di indifferenza.

Papa Francesco nel recente messaggio per la Giornata della Pace ne ha parlato in modo diffuso, chiarendone precisamente i termini.

Così il Papa ha parlato dell’indifferenza che troviamo ben espressa in alcune figure significative della pittura di Colli:

“Certo è che l’atteggiamento dell’indifferente, di chi chiude il cuore per non prendere in considerazione gli altri, di chi chiude gli occhi per non vedere ciò che lo circonda o si scansa per non essere toccato dai problemi altrui, caratterizza una tipologia umana piuttosto diffusa e presente in ogni epoca della storia. Tuttavia, ai nostri giorni esso ha superato decisamente l’ambito individuale per assumere una dimensione globale e produrre il fenomeno della “globalizzazione dell’indifferenza”.

La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. ….. l’indifferenza provoca soprattutto chiusura e disimpegno, e così finisce per contribuire all’assenza di pace con Dio, con il prossimo e con il creato.”

Colli dipinge violenza e indifferenza, e lo fa in modo drammatico, mostrando come queste due vie portano a deturpare l’umano, Colli sceglie un’altra strada, quella che porta a guardare ciò che accade chiedendosi se possa c’entrare con la sua domanda umana, con la sua instancabile ricerca di felicità. Non vi è manicheismo nella sua pittura, vi è realtà, per questo nello stesso dipinto possiamo trovare l’indifferenza e la tensione a scoprire la verità di quello che sta accadendo.

Colli racconta la vita di Cristo, dal momento in cui viene annunciata a Maria alla sua vita, con particolare attenzione al dolore di Cristo, alla sua passione e morte, a segno della grande sensibilità che ha il pittore per il mistero della sofferenza, con gli interrogativi che pone. Cristo muore, di fronte a Lui che muore si può stare con il potere che lo ha eliminato, e Colli tratteggia le varie forme con cui questa posizione è stata presente ed è presente dentro la storia, oppure si può essere indifferenti, come oggi tanti fanno di fronte a Cristo come di fronte ai tanti eventi tragici che stanno succedendo. Oppure si può guardare in faccia questo uomo che muore, Colli lo fa arrivando fino a riconoscere che quell’uomo risorge. E Colli lo dipinge con il volto del risorto, così che il suo percorso arriva a fissare intensamente la Sindone, domandandosi di chi sia mai quel volto, se sia di un uomo sofferente o se siano le fattezze umane del divino?

Il percorso che Colli fa seguendo quello di Gesù ripropone oggi e in modo drammatico la domanda che si pose Fedor Dostoevskij: «Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo?»

Giancarlo Colli, nato a Malvaglio (Milano) nel 1931, vive e lavora a Inveruno e a Milano.
Ha studiato pittura e scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera e dal 1962 ha tenuto mostre personali a Milano, Roma, Parma, Reggio Emilia, Castano Primo, Robecchetto, Inveruno, Magenta, Corbetta, Abbiategrasso, Torino, Brescia, Palermo, Cremona e altrove.
Ha partecipato a concorsi, mostre collettive nazionali e internazionali, tra cui: varie edizioni del Premio Sant’Ilario d’Enza (1° premio nel 1962); Suzzara (premiato nel 1962, ’63, ’64); Premio Ramazzotti, Milano (premiato nel 1967); Premio Resistenza, Chiari (premiato nel 1966Premio Rinascita Omaggio a Che Guevara, Milano (premiato nel 1967); varie edizioni del Premio Scalarini, Reggio Emilia (premiato nel 1964 e nel ’69, 1° premio nel ’67); Premio Abbiategrasso (1° premio nel 1977). Ha partecipato a numerose rassegne.

Sull’attività di Giancarlo Colli hanno scritto: Francesco Arcangeli, Pinuccio Castoldi, Gianni Cavazzini, Giovanni Chiodini, Raffaele De Grada, Gian Alberto Dell’Acqua, Mario De Micheli, Elda Fezzi, Giovanna Ginex, Flaminio Gualdoni, Tiziano Marcheselli, Teodosio Martucci, Antonello Negri, Dimitri Plescan, Luciano Prada, Gianni Pre, Aligi Sassu, Aurora Scotti, Vittorio Sereni, Giorgio Seveso, Francesco Tava, Lorenza Trucchi, Marco Valsecchi e altri.



Data

Sabato 02 Aprile 2016 ore 18:15

Luogo

Chiesa Sant’Ambrogio, Inveruno (Mi)