Si intitola “Il maestro vetraio” il nuovo romanzo di Alberto Raffaelli, pubblicato a distanza di due anni dal successo de “L’Osteria senza oste”, opera prima dello scrittore veneto di origini trentine, oltre che imprenditore nel campo della formazione. Il romanzo, edito da Itaca, vede il ritorno del viceispettore Giovanni Zanca: proprio l’inchiesta dell’Osteria senza oste gli è costata il trasferimento in laguna e ancora una volta per lui, ormai prossimo alla pensione, si apre un nuovo capitolo.
Due sono le indagini affidate al poliziotto: una vicenda di corruzione nei palazzi di Venezia e l’omicidio di una prostituta albanese consumato nell’ambiente dell’immigrazione clandestina. Il cadavere viene ritrovato nella zona industriale di Marghera, nei pressi della vecchia fornace dove il giovane Benedetto Zaccaria, figlio dell’ultimo maestro vetraio di San Marco, sta fondendo i dodici quadri di una maestosa vetrata artistica: dodici scene di vita quotidiana che stanno al centro dei dodici capitoli del romanzo a rappresentare un Giudizio Universale dei nostri giorni.
Ed è proprio la fornace di Marghera il palcoscenico in cui tutte le storie si incrociano e trovano una sintesi del tutto imprevista.
«Ho voluto creare un fitto e spero coinvolgente intreccio di storie e personaggi, dal
profilo drammatico o ironico, sullo sfondo di una delle città più belle al mondo, ma anche snodo di traffici illegali» racconta Raffaelli. Le vicende si susseguono in un ritmo incalzante fino alla resa dei conti finale, «quando le indagini avranno un esito insospettabile e le tessere della vetrata si completeranno, a comporre uno specchio della realtà contemporanea».
«L’idea mi è nata leggendo una riflessione che papa Francesco fece nel dicembre 2013 sul tema del Giudizio Universale, quando diceva che questo ultimo drammatico giudizio in realtà “è già in atto, incomincia adesso nel corso della nostra esistenza” ed è “pronunciato in ogni istante della vita”, per cui “siamo noi che possiamo diventare in un certo senso giudici di noi stessi, autocondannandoci all’esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli”».
Molteplici le prospettive ideali presenti in controluce tra le righe della narrazione. Il male, anche nelle sue declinazioni più abiette, può essere detto, raccontato senza scandalo nel contesto del suo significato ultimo, del suo destino.
Nel romanzo, gli idoli di sempre – usura, lussuria e potere – vengono vissuti attraverso gli occhi di qualcuno che è capace di abbracciare e di amare anche la situazione più disperata.
E ancora: «Con la figura del “Barba”, il personaggio più scorretto, titolare di un bar tabacchi di Marghera crocevia di un traffico di immigrati clandestini» precisa Raffaelli «si evidenzia quella che io chiamo la precedenza del giudizio sull’etica: nel corso del romanzo l’esperienza del vero, diciamo pure la conversione, non avviene in prima battuta a partire da uno sforzo etico ma piuttosto dal riconoscimento di fatti che si impongono, da un atto di giudizio della ragione».
Fra tutti i temi toccati dall’autore, forse i più rilevanti rimangono il perdono e la misericordia, il vero filo rosso del romanzo.
Titolo: Il maestro vetraio
Autore: Alberto Raffaelli
Edizioni: Itaca, 2016
Numero pagine: 272
ISBN/id: 9788852604706
Costo: € 15,00
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