La leggenda del Grande Inquisitore

Marzo 28, 2019
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“LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE”
da “I fratelli Karamazov” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij
Adattamento teatrale e regia di Guido Mezzera
18 maggio 2019 alle ore 21:00 al Teatro Verdi di Fiorenzuola d’Arda (PC)

«L’episodio del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, un capitolo d’una bellezza inestimabile.» (Sigmund Freud)

Da un incontro con Guido Mezzera che parla del suo adattamento teatrale di questo testo: “Era il 1968 quando un’insegnante, pensandoci adesso davvero coraggiosa, ci lesse un brano tratto dal romanzo di Dostoevskij “I fratelli Karamazov”, si trattava del capitolo intitolato “La leggenda del Grande Inquisitore”.
Il tema centrale trattato dal grande autore russo è quello della libertà e in quegli anni la questione della libertà aveva provocato grandissimo interesse per quelli della mia generazione, e successivamente avrebbe anche suscitato passione e determinazione nel volerla rivendicare, dove non c’era, difenderla quando fosse stata conquistata. In nome di quell’ideale, il più grande senza dubbio, si sono scosse le coscienze di un’intera generazione, siamo scesi in piazza, abbiamo gridato slogan, abbiamo chiesto che venissero rispettati i nostri diritti.
Abbiamo manifestato e lottato per la nostra libertà, per i nostri desideri, per il nostro futuro. Ad un certo punto abbiamo smesso di combattere per qualcosa e abbiamo finito per combattere soltanto contro qualcuno. E così abbiamo perso.
Esattamente vent’anni dopo, nel 1988, mi è capitato ancora tra le mani lo stesso brano di Dostoevskij, in occasione di un seminario di letteratura a cui ero stato invitato. Si trattava di un laboratorio di letteratura che avrei dovuto tenere ad un gruppo di studenti: uno di essi mi chiese di lavorare su un testo che potesse essere non soltanto bello dal punto di vista letterario, o solo significativo per il contenuto, ma che fosse in grado di aiutare a capire la distinzione esistente tra i diversi piani di lettura che si trovano all’interno di un’opera letteraria. Allora non avevo capito perché quella richiesta mi aveva fatto tornare alla mente quel brano che la mia insegnante mi aveva letto quando non avevo ancora compiuto quindici anni, ma negli anni successivi ho avuto modo, non solo di scoprirne la ragione, ma di riproporre a molti altri studenti la lettura di quelle pagine, fino a portarle sulla scena, fino a proporle in teatro come nelle palestre delle scuole, sui palcoscenici importanti o nelle piazze e nei circoli sociali.
Nel 1988 il tema della libertà aveva perso, purtroppo, i suoi connotati ideali: in un mondo sempre più individuale e sempre meno collettivo, la libertà ormai si identificava come il non aver legami con niente e con nessuno, per poter esprimere la propria personalità, la propria unicità, e quindi il proprio valore.
Progettando e rincorrendo stili di vita sempre più ‘alternativi’, ricercando l’originalità a tutti i costi, abbiamo scelto di vivere nella solitudine, abbiamo dovuto abituarci a stare da soli, con noi stessi, senza poter condividere con altri le nostre paure, nemmeno i nostri desideri. E abbiamo perso ancora.
Oggi, dopo oltre vent’anni, durante i quali più volte, come detto, ho voluto riproporre la lettura e l’interpretazione di questo inimitabile ‘manifesto’ della libertà, oggi torno a mettere in scena questo appassionato e profondissimo testo che oltrepassa significativamente i confini della letteratura e si propone alle coscienze delle persone, credenti e non credenti, con l’energia potente di un pensiero che mette l’uomo al centro del mondo, che gli restituisce una dignità che è ormai spesso calpestata dall’interesse, dalla violenza, dalla dimenticanza di sé.
Potrebbe apparire singolare che la storia in sé sia stata pensata da un uomo come Ivan, cinico, disilluso, pronto al suicidio. Solo che Ivan non è un personaggio reale, non dimentichiamocelo mai durante lo spettacolo, come accade spesso guardando un film, anche solo cinque minuti dopo che è iniziato: i protagonisti della storia sono il frutto della fantasia del loro autore, si muovono secondo le intenzioni e gli scopi di chi li ha inventati. E in questo caso di autori ne abbiamo due, che vanno distinti.
Attraverso il dispiegarsi dei pensieri e delle parole del Grande Inquisitore, che altro non è che un protagonista che la fantasia di Ivan, per il suo preciso scopo e interesse, ha voluto così proporre ad Aljoscia, suo unico spettatore e amato fratello, Dostoevskij, autore e ‘padre’ del personaggio Ivan, per contrasto, mostra il significato della vera libertà, restituisce la dignità propria dell’uomo, essere o creatura, (ognuno scelga il termine che preferisce), a cui è stato concesso ilgrande privilegio di poter essere il padrone del proprio destino, della propria vita. E in questo caso, chiunque noi siamo, abbiamo vinto.”

Lo spettacolo partecipa alla selezione dello spettacolo che rappresenterà la Regione Emilia Romagna alla rassegna nazionale di teatro sociale “Proscenio Aggettante” organizzata dalla Federazione Italiana Tempo Libero.

Prenotazione presso Inform’Arti – Ufficio Teatro, aperto dal martedì al sabato dalle 10:00 alle 12:30 Tel. 0523 985253; 0523 989250
Teatro Verdi – Via Liberazione Fiorenzuola Guido Mezzera d’Arda (PC)
Parcheggio più vicino: Piazzale Cavour
L’ingresso è a offerta libera


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