La questione

IL DONO DI GRÉGOIRE

UN INCONTRO CHE INVESTE LA VITA E DIVENTA CAMMINO E COMPITO

2 Ottobre 2023
Featured image for “IL DONO DI GRÉGOIRE”

“Finché una persona è in catene siamo tutti in catene”. La frase con cui Grégoire Ahongbonon aveva concluso il suo intervento al Meeting di Rimini toccò profondamente Iris, un’amica che fa parte dell’Associazione Futuro in Circolo di Rovereto che si occupa di disagio mentale. Iris cominciò a riflettere su come l’amore di Dio agisca sulla vita per liberare dal male. La Chiesa e l’ospedale, le preghiere e le cure agiscono, ma più importante è l’amore. Ed era l’amore che l’aveva colpita in Grégoire, l’amore che riconosceva come guida del suo agire. Vedeva in lui in modo chiaro l’azione di Dio che lo inviava a recuperare vite e a vincere sul male. Al termine della testimonianza, si fermò a parlare con lui, che le diede la sua disponibilità a continuare l’incontro. Iris provava un senso di vuoto al cuore e un grande dolore al pensiero delle sofferenze delle persone che in Africa sono incatenate o costrette ai ceppi, emarginate, violentate e insieme il desiderio che la sua mano potesse tendersi agli altri per offrire aiuto. Quando seppe che quest’anno Grégoire sarebbe potuto venire a Rovereto, cominciò a pensare ad un gruppo che potesse essere interessato ad accogliere la sua testimonianza e disponibile ad organizzare l’evento, lo individuò nel Centro Culturale Rebora di Rovereto.
È questa l’origine dell’iniziativa che ha in seguito coinvolto diverse realtà tra le quali Futuro in Circolo e molte altre persone, con risultati che sono stati come ha detto Iris: “Molto al di là di quello che avrei potuto sognare. Grégoire ha potuto toccare moltissimi cuori”

Il 15 settembre 2023, nella chiesa di San Giorgio a Rovereto, si è svolto l’incontro, iniziato con il saluto di Padre Franco Ghezzi e il ringraziamento soprattutto a Grégoire Ahongbonon perché con la sua testimonianza stava portando a tutti un dono e il richiamo alle parole di Gesù che dice del Samaritano: – Lo vide, si commosse e si fece prossimo –
La testimonianza di Grégoire è stata introdotta dal video “LA MIA FELICITÀ È NEL PROSSIMO”, immagini impressionanti per aiutare a comprendere meglio “quello che Dio fa attraverso di noi per le persone incapaci e bisognose” e da un breve ma sincero racconto della sua storia: non è medico né psichiatra, è un africano di settanta anni che da trentacinque anni si occupa di malati mentali in Benin, Costa d’Avorio e Togo.
In un momento molto difficile della sua vita Gregoire incontrò un missionario francese che lo coinvolse in un pellegrinaggio in Terra Santa dove fu colpito dalla frase: “Ogni cristiano è chiamato a portare la sua pietra personale per costruire la Chiesa”. Tornato a casa, continuava a chiedersi quale fosse la pietra che lui doveva portare per costruire la Chiesa. Insieme alla moglie costituì un gruppo di preghiera, cercava di aiutare i poveri, andava ad assistere gli ammalati negli ospedali… Lì per la prima volta, in una stanza vide gli ammalati psichiatrici, i più abbandonati… e capì che prima di tutto si doveva dimostrare loro amicizia e amore.
Al 1990 risale l’episodio che diede origine al suo impegno con i malati di mente. In Africa questi rappresentano una vergogna per la società, sono abbandonati per strada nudi, sono considerati stregoni, diavoli… tutti hanno paura di loro. Anche lui aveva paura. Un giorno, tornando a casa, notò un uomo seminudo che scavava in un immondezzaio: era un malato mentale, uno dei tanti che si trovano agli incroci delle strade in Africa. Ecco il suo racconto: «A forza di osservare quell’uomo mi dissi: “Gesù che cerco nelle chiese, Gesù che cerco nei gruppi di preghiera, è Cristo che incontro nei sacramenti, è Gesù in persona che soffre in questi ammalati!”. Sul momento pensai: “Mi fanno paura!”. Una voce, dentro di me, mi rispose: “Se queste persone rappresentano per te il Cristo, perché aver paura di loro?”. Su queste parole incominciai a girare in città per vedere dove questi ammalati di mente si coricavano. Ho parlato con loro e ho capito che noi “benestanti” abbiamo pregiudizi negativi nei loro riguardi. Ho scoperto che erano persone che cercavano amore come tutti noi. QUELLA FU LA SVOLTA».
Cominciò a girare per la città con sua moglie per cercarli e incontrarli; ogni giorno andavano a portar loro da mangiare e acqua fresca… poi, grazie agli aiuti dei medici, ottennero di poterli portare in una piccola cappella presso l’ospedale… e registrarono i primi risultati, tanto che nel ‘93 il Ministro della Salute, vedendo l’esperienza, espresse la volontà di diffonderla in tutto il paese.
Grégoire ha denunciato i terribili metodi di trattamento degli ammalati mentali e chi li praticava, andando anche in tribunale, ma senza esito. L’unica decisione possibile fu moltiplicare i centri di accoglienza e cura. In Costa d’Avorio dove hanno iniziato ci sono quattro centri di accoglienza, in Benin quattro, il quinto è quasi da inaugurare, in Togo tre…
Le persone che sono state malate, una volta curate e formate, diventano infermieri o collaboratori dei centri, o addirittura possono reinserirsi nella società. Questo per dire che non sono persone pericolose.
“Capite che vivo qualche cosa che è più forte di me, – conclude Grégoire – che quelle persone erano donne e uomini che chiedevano solo di essere amati. A tutti voi chiedo: pregate molto per me, perché ci sono ancora migliaia di persone che sono incatenate e vi posso dire che ovunque abbiamo creato dei centri la mentalità è cambiata, le famiglie corrono ai centri per portare i loro familiari ammalati. Non c’è nessun sostegno governativo, solo la Provvidenza ci fa vivere, Dio sceglie chi vuole, come vuole e dove vuole… Poi ha concluso dicendo: “Ci tengo veramente a ringraziare tantissimo voi che siete presenti, gli organizzatori che hanno sostenuto lo spirito e l’idea di Iris per essere qui. Grazie anche da tutti questi dimenticati, grazie a tutti”.
Al termine c’è stata la possibilità di acquistare il libro intervista di Grégoire “Quando la fede spezza le catene” di Rodolfo Casadei, edizione Emi e di realizzare una colletta per sostenere le opere di cura per gli ammalati, attraverso l’associazione Jobel. I numerosi presenti hanno avuto poi la possibilità di dialogare direttamente con Grégoire anche durante un momento conviviale che ha concluso il dono di questo incontro.
Riportiamo il messaggio di Grégoire inviato agli organizzatori: “Ci tengo a inviare un grandissimo GRAZIE in particolare ai sacerdoti che hanno permesso questo incontro. E grazie ai vostri gruppi e anche a Iris.  Benedico il Signore, oramai siamo uniti a voi e so che, attraverso le vostre preghiere, molti malati saranno liberati dalle catene in Africa.  Ancora una volta GRAZIE e che Dio vi renda il centuplo del bene che fate.”

È possibile vedere la registrazione dell’incontro LA MALATTIA MENTALE OLTRE LE CATENE con Grégoire Ahongbonon su www.ccrebora.org.


Condividi: