Lacrime di Sale

Ottobre 12, 2016
Featured image for “Lacrime di Sale”

Proponiamo la recensione al libro di Lidia Tilotta sul medico di Lampedusa Pietro Bartolo, Lacrime di Sale (Mondadori) di Claudio Monici pubblicato su Avvenire 07/10/2016
C’è è la storia di un uomo, anzi di un bambino che respira la vita del mare, «che avvolge una terra piatta, stretta in un abbraccio indissolubile con l’ acqua e i pomeriggi in campagna con gli amici a correre a piedi nudi, a divertici con poco». Quel poco che rende felici, ma che fa diventare adulti presto. Perché la famiglia è numerosa e il padre fa il pescatore, e solo uno potrà studiare. Proprio lui che di notte, a tredici anni, piange in silenzio, «all’ idea di lasciare la mia famiglia per trasferirmi in un posto che mi sembrava lontanissimo ». Trapani. C’ è la storia umile, quotidiana di un uomo e della sua memoria che scandaglia quella della sua terra, o meglio, della sua isola, «dove il mare decide quando essere clemente e quando invece punirti senza pietà». «Lampedusa? Viri ca su tutti sarbaggi». Da fuori li vedevano così, come «tutti selvaggi»: estrema povertà, ma che sapeva convivere di quel poco che c’ era, «ci sia aiutava, non esistevano egoismi e barriere». Ma poi c’ è dell’ altro, che è il nostro quotidiano, il nostro presente, ed è il pugno nello stomaco. Il bambino diventa grande e il lavoro di medico lo porta a «curare le ferite del corpo». Portare sollievo al dolore, guarire i malati. Certo, di cerotti e medicine ce ne sono in abbondanza, ma come si fa quando non si possiedono gli strumenti per curare le ferite dell’ anima e ogni giorno, e negli anni incontrarne sempre di più, a migliaia, come fosse una penosa retrovia di un fronte in piena guerra? «Mi guardò dritto negli occhi, poi: “Io non so nemmeno chi sia il padre di questo bambino. Mi hanno violentata in cinque… Cosa pensi, dottore, che possa rappresentare per me, oggi e in futuro, ciò che sto portando dentro la mia pancia?”. Fu straziante ascoltarla. Maledetti bastardi ». Eccola cos’ è la vita quotidiana di un medico a Lampedusa, in Lacrime di sale, scritto da Bartolo con la giornalista Rai Lidia Tilotta. «A un certo punto aveva sentito il fiato mancargli all’ improvviso, le onde che diventavano sempre più alte e la corrente sempre più forte. Aveva dovuto compiere una scelta definitiva, dalla quale sapeva che non sarebbe più potuto tornare indietro. Sospeso tra la vita e la morte… Se avesse continuato a nuotare, sarebbero finiti tutti e quattro sott’ acqua, morti annegati. Così alla fine lo aveva fatto: aveva aperto la mano destra e aveva lasciato quella di suo figlio. Lo aveva visto scomparire, lentamente, per sempre. Mentre me lo raccontava non smetteva di piangere e non riuscivo a smettere nemmeno io. Non ho avuto la freddezza necessaria di reagire e controllarmi. Mi sono sentito sconfitto. Un medico non dovrebbe farsi veder piangere, ma a volte non ce la faccio. Non si può restare freddi davanti a tanto strazio. Ciò che tormentava quell’ uomo era che pochi minuti dopo era arrivato l’ elicottero per salvarli». Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, dal 1991 è il responsabile del poliambulatorio. È lui che accoglie, cura, ascolta, certifica la morte dei migranti che approdano su questa lingua di terra in mezzo al Canale di Sicilia. Pietro è un uomo semplice, lo si incontra per strada e saluta tutti con un bel sorriso che gli appartiene, ma chi lo conosce sa anche che nei suoi occhi si cela un mondo di dolore che mai nessuna medicina saprà sanare: un cupo scrigno nel suo cuore riempito di storie di uomini e donne, bambini, riversi su un tavolo dinnanzi alle ispezioni cadaveriche, perché è lui che le deve fare. Quante ne ha dovuto sopportare, Pietro Bartolo: «A volte penso di non farcela. Di non reggere questi rtimi, ma soprattutto di non reggere tanta sofferenza, tanto dolore. Molti miei colleghi, invece, sono convinti che ormai mi ci sia abituato, che fare le ispezioni cadaveriche per me sia diventato routine. Non è così. Non ci si abitua mai ai bambini morti, alle donne decedute dopo aver partorito durante il naufragio, i loro piccoli ancora attaccati al cordone ombelicale. Non ci si abitua all’ oltraggio di tagliare un dito o un orecchio per poter estrarre il Dna e dare un nome una identità a un corpo esanime e non permettere che rimanga un numero. Ogni volta che apri un sacco verde è come se fosse la prima. Perché in ogni corpo trovi segni che ti raccontano la tragedia di un viaggio, lunghissimo». Il medico di Lampedusa, è conosciuto anche per essere stato tra i protagonisti di Fuocoamare, del registra Gianfranco Rosi, Orso d’ Oro 2016 a Berlino, e tra i film stranieri candidati all’ Oscar 2017. Vedremo. Lui, certo, ne sarebbe contento. Ma il regalo più bello, quello che lo aiuterebbe a sopportare meglio le sue lacrime solitarie, è sapere che oggi – «che tutto finisce nel dimenticatoio e una tragedia lascia subito il posto a un’ altra tragedia» – del «messaggio Lampedusa » resti segno indelebile nel cuore e nella mente della gente per «scardinare confini serrati, menti e cuori sbarrati. Senza alcuna pietà». RIPRODUZIONE RISERVATA Pietro Bartolo – Lidia Tilotta LACRIME DI SALE Mondadori Pagine 140. Euro 17,00 Nel libro scritto con la giornalista Tilotta l’ impegno quotidiano in questa lingua di terra in mezzo al Canale di Sicilia L’ impotenza di fronte ai cadaveri: «Non ci si abitua mai ai morti» Pietro Bartolo Saggistica Bartolo racconta l’ accoglienza dei profughi, il dolore, l’ umanità e le vite spezzate: «Ma come curare le ferite dell’ anima?»


Condividi: