Luigi Patrini, Cari amici musulmani
Come rendere possibile la necessaria convivenza tra islamici e cristiani,
Editrice Marietti 1820, pag. XV + 180; € 15,00.
L’Editrice Marietti ha pubblicato il testo anche in lingua araba con la traduzione di Camille Eid, docente di arabo presso l’Università Cattolica di Milano
Leggi la recensione di Martino Diaz su OASIS
Ascolta l’intervista a Radio Vaticana a Luigi Patrini
Link all’Edizione Araba del libro sul sito dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
Il titolo riprende l’incipit con cui sia Giovanni Paolo II, sia Benedetto XVI si sono rivolti alle comunità musulmane che hanno incontrato rispettivamente a Damasco (6 maggio 2001) ed a Colonia (20 agosto 2005).
Occorre instaurare un dialogo culturale che valorizzi le reciproche esperienze e stimoli negli uomini tutti – credenti o meno che siano – la capacità di riconoscere l’importanza del fattore religioso per lo sviluppo delle singole persone e delle stesse diverse comunità civili. Il rischio più grande che l’uomo del nostro tempo corre è quello di non avvertire come la fede sia oggi in pericolo e come la sua crescente irrilevanza nella vita personale e sociale dell’umanità costituisca una minaccia mortale per il suo stesso futuro.
Da ciò nasce una duplice esigenza: aiutare la cristianità a riscoprire il valore della propria fede e favorire un dialogo sincero fra cristiani e musulmani, le due comunità religiose oggi più rilevanti per il numero dei loro aderenti. Il sottotitolo del testo allude alla necessità di un dialogo che appare oggi inevitabile, se si vuole scongiurare una nuova Lepanto che, attuata con bombe nucleari, avrebbe conseguenze catastrofiche per l’intera umanità.
Nella lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica del 10 marzo 2009, il Santo Padre Benedetto XVI avverte “la necessità che tutti coloro che credono in Dio cerchino insieme la pace, tentino di avvicinarsi gli uni agli altri, per andare insieme, pur nella diversità delle loro immagini di Dio, verso la fonte della Luce”: l’autore di quest’opera condivide tale preoccupazione e propone un testo che aiuta gli immigrati musulmani a conoscere il “cuore” della civiltà dell’Europa cristiana, ricordando che cristiani e musulmani hanno oggi un compito comune: testimoniare come solo da una fede che riconosca la Presenza di un Dio che “c’entra” con la vita dell’uomo possa nascere una civiltà più umana e più giusta. Perché questo possa avvenire, occorre che le due comunità imparino a conoscersi ed a stimarsi.
Il testo si apre con una breve ma densa PREFAZIONE di S.E. Mons. Luigi Negri, attuale Vescovo di Ferrara, incentrata sull’esperienza del dialogo tra uomini di fedi diverse.
Dopo l’INTRODUZIONE, nella quale si mira a far emergere le ragioni di questo testo, si evidenzia come sia importante non solo affermare i valori di cui la propria fede è portatrice, ma che è forse ancora più importante indicare e testimoniare come quei valori diventino concreti e operanti nella vita di ciascuno, in primo luogo proprio nella vita di chi li propone: se manca questo impegno da parte del credente, ciò che egli propone rimane astratto e può essere – tutt’al più – oggetto di un’ammirazione teorica, che difficilmente potrà indurre chi professa una diversa fede religiosa a farsi provocare ed a mettersi in discussione, entrando in dialogo costruttivo con la Novità che incontra.
Seguono due capitoli nei quali vengono proposti i due temi che paiono caratterizzare in modo decisivo la concezione culturale dell’occidente cristiano: il valore della Persona ed il suo primato (I capitolo) e, conseguentemente, la distinzione tra religione e politica (II capitolo). Il primato della Persona è il principio fondamentale della nostra concezione sociale e scaturisce dal fatto che l’uomo è persona solo perché Persona è in primo luogo Dio, di cui l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza. Tale principio è a fondamento della concezione della Democrazia quale si è configurata in occidente: “A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare”, con tutte le conseguenze e le implicazioni decisive per una concezione pluralistica della democrazia; da tale fondamento scaturiscono anche i principi di sussidiarietà (che afferma il primato della persona e della stessa società sullo Stato) e di solidarietà (che favorisce l’incontro e il dialogo con l’altro). Nel testo si evidenzia come i due temi si intreccino e siano decisivi per la nascita di una concezione autenticamente democratica: tutti gli uomini sono uguali (maschi e femmine, ricchi e poveri, intelligenti e ignoranti, giovani e vecchi, ecc.), perché sono tutti dotati della stessa dignità di PERSONA e Dio soltanto è ad essi infinitamente superiore, sicché nessuno può pretendere un potere e un’autorità che prevarichino sugli altri e l’esercizio del potere si configura come un reale “servizio” alla comunità e non come un modo per dominare e sfruttare l’altro uomo.
Seguono una sobria e sintetica presentazione dei principi, dei diritti e dei doveri enunciati nella prima parte della Costituzione della Repubblica Italiana (III capitolo) ed una breve antologia di testi del Magistero preceduti da una nota introduttiva: la Dichiarazione Conciliare “Nostra aetate” (28 ottobre 1965), i discorsi di Giovanni Paolo II ai giovani musulmani (Casablanca, 19 agosto 1985) ed alla Comunità musulmana nel cortile della Grande Moschea Omayyade di Damasco (6 maggio 2001) e tre discorsi di Benedetto XVI: ai rappresentanti di alcune Comunità musulmane a Colonia (20 agosto 2005), alla Diyanet di Ankara (28 novembre 2006) ed all’Assemblea dell’ONU (18 aprile 2008). Si tratta di testi abbastanza brevi, utili comunque per cogliere l’atteggiamento aperto ed amicale con cui la cultura cristiana, che ha permeato il modo di pensare dell’uomo occidentale, guarda allo straniero e al diverso.
La conclusione affronta alcune questioni di fondo (ad esempio il rapporto tra verità e libertà nel contesto della realtà sociale e culturale dell’Occidente cristiano e dei Paesi a maggioranza islamica) e propone valutazioni su alcuni temi di attualità, su comportamenti e problemi (per esempio quello della sicurezza e della possibilità di creare luoghi di culto per le diverse fedi religiose), la cui chiarificazione non può essere rinviata troppo a lungo nel tempo.
Il testo è chiuso da due interventi: quello di Yahya Sergio Yahe Pallavicini, Imam a Milano e Vicepresidente della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana e quello di Giorgio Paolucci, giornalista di Avvenire particolarmente esperto sulle tematiche del dialogo interculturale.