Con il volume “L’amore prima del mondo”, curato da Antonio Spadaro, (Rizzoli) per la prima volta il Pontefice inaugura un dialogo diretto con i bambini di tutto il mondo in forma di libro, rispondendo con parole semplici e intime. Come un padre che accoglie le loro domande, Francesco ha confidato ai più piccoli la sua riflessione sulla vita e sulla fede. Il curatore racconta la storia del libro. L’idea de L’amore prima del mondo (Dear Pope Francis, nell’edizione inglese) è della Loyola Press, editrice statunitense legata alla Compagnia di Gesù. Tanti sono gli editori che lo hanno pubblicato nel mondo. In Italia esce per Rizzoli. I responsabili della Loyola mi fecero parte della loro idea, che trovai subito molto interessante. Così lo scorso maggio ebbi modo di parlarne al Papa, il quale subito rispose di sì a questo progetto, e con gioia.
Si mise in moto, quindi, il processo che ha coinvolto 31 gesuiti e collaboratori sparsi in tutto il mondo, i quali hanno coperto 26 Paesi di tutti i continenti, tranne l’Antartide. Tra di essi la Cina continentale, la Russia, la Siria, il Kenya e tanti altri: centri urbani, campi profughi, ma anche campagne sperdute.
Sono stati coinvolti ragazzi e ragazze tra i 6 e i 13 anni. In alcuni casi sono stati spediti colori e pennarelli, perché in alcuni Paesi questi materiali non erano a disposizione con facilità.
Le spedizioni hanno coperto 270.000 chilometri nel mondo. Sono arrivate al Papa 31 delle 269 lettere giunte alla redazione della Loyola Press a Chicago, e questo grazie alla selezione compiuta da genitori, nonni, catechisti e anche da altri bambini che sono stati coinvolti.
Il 5 agosto 2015 il Papa mi ha dato appuntamento per leggere le lettere e dare le risposte. Gli ho consegnato domande e disegni.
Lui si è mostrato subito incuriosito, le ha sfogliate, le ha lette, esclamando: «Ma sono difficili, queste domande!». Le avevo lette, e davvero le avevo trovate anch’io difficili. Domande dirette, brusche, chiare. Non ci si può rifugiare nella penombra dei concetti troppo astratti o nei ragionamenti cavillosi. Sono anche domande molto concrete.
L’ho subito capito: il Papa avrebbe voluto davanti a sé quei bambini. Il Papa ama guardare in faccia le persone che gli pongono le domande. L’ho verificato tante volte. In quel momento però aveva davanti me, che non ho certo il volto da bambino… Così ogni tanto ha voluto guardare nel vuoto e si è rivolto a un bambino che cercava di immaginare. Ha risposto guardando non me, ma una ipotetica immagine di quei bambini. Ho visto nel suo sguardo cura, simpatia. Sapevo che nel suo cuore stava rispondendo a loro. Si sforzava di immaginarli. Li avrebbe voluti lì con sé.
Io stesso mi sono identificato ogni tanto con loro, dicendogli che questa era una domanda che io avevo posto a mia madre. In un’occasione ho esclamato: «Ma com’è possibile? Non mi dica!». Insomma ho interagito con il Papa che interagiva nel suo cuore con il bambino o la bambina che gli aveva posto la domanda. Una situazione davvero curiosa, ma molto bella.
Il Papa ha guardato intensamente i disegni. Rispondendo o dopo aver risposto, li ha commentati, li ha interpretati: sono parte delle domande, del resto. Ho notato che, con la sua finezza spirituale, a volte coglieva il senso di una domanda più dalle immagini che dalle parole che gli leggevo.
Abbiamo trascorso così oltre un’ora e mezza senza interruzione, di seguito. Lui seduto sul divano e io su una poltrona, mentre l’immaginazione non poteva fare a meno di viaggiare per Canada, Brasile, Siria, Cina, Argentina, Albania… i luoghi dove questi bambini vivono: bei giardini o campi profughi. Lo capiamo dai disegni.
Il Papa mi ha detto chiaramente quello che avevo percepito: «È bello rispondere alle domande dei bambini, ma li dovrei avere qui con me, tutti! Lo so che sarebbe bellissimo. Ma so anche che questo libro di risposte andrà in mano a tanti bambini in tutto il mondo che parlano lingue differenti. E di questo sono felice».
Papa Francesco tempo fa, in un suo discorso ai superiori generali degli Ordini religiosi, aveva detto: «Mi viene in mente quando Paolo VI ricevette la lettera di un bambino con molti disegni. Disse che su un tavolo dove arrivano solo lettere con problemi, l’arrivo di una lettera così gli fece tanto bene. La tenerezza ci fa bene».
Chi sono i bambini, per Papa Francesco?
Il Papa non ha bisogno di «dire» chi per lui sono i bambini, perché il suo rapporto con loro lo si vede con chiarezza dal suo modo di fare, dai suoi gesti. Non sono rare le occasioni nelle quali ha avuto modo di parlare con loro, anche rispondendo alle loro domande.
L’udienza generale in piazza San Pietro del 18 marzo 2015 è stata una delle poche occasioni in cui Francesco ha parlato diffusamente dei bambini come tema del suo discorso. E in tale occasione ha detto: «Dio non ha difficoltà a farsi capire dai bambini, e i bambini non hanno problemi a capire Dio».
I bambini poi portano all’umanità tante ricchezze. Innanzitutto «portano il loro modo di vedere la realtà, con uno sguardo fiducioso e puro», «non ancora inquinato dalla malizia, dalle doppiezze, dalle “incrostazioni” della vita che induriscono il cuore», nonostante i loro egoismi, che pure hanno. Ma certo i bambini non sono «diplomatici: dicono quello che sentono, dicono quello che vedono, direttamente. E tante volte mettono in difficoltà i genitori, dicendo davanti alle altre persone: “Questo non mi piace perché è brutto”. Ma i bambini dicono quello che vedono, non sono persone doppie, non hanno ancora imparato quella scienza della doppiezza che noi adulti purtroppo abbiamo imparato».
Un libro per tutti
Le risposte di Papa Francesco sono sintonizzate sulla freschezza infantile. E sappiamo che quando il Papa parla agli adulti, i bambini non ascoltano, ma quando parla ai bambini, ascoltano anche gli adulti. Francesco si lascia interrogare profondamente e offre risposte che anche il lettore adulto non farà fatica a comprendere quanto riguardino la vita della Chiesa oggi. Il Pontefice sa infatti che è stato lo stesso Gesù a invitare i suoi discepoli a «diventare come i bambini», perché «a chi è come loro appartiene il Regno di Dio» (Mt 18,3; Mc 10,14).
Cogliendo il valore de L’amore prima del mondo, il cardinal Tagle ha affermato in una intervista che « Questo libro cambia anche le false forme di “saggezza” o di “autosufficienza” che causano molti conflitti e sofferenza nel nostro mondo. […]. Se ascoltiamo i bambini, riscopriremo ciò che conta veramente nella vita».
(Antonio Sapadaro, http://www.cyberteologia.it/2016/03/lamore-prima-del-mondo-papa-francesco-risponde-ai-bambini-del-mondo/)