Si è conclusa domenica 15 febbraio 2015 con la cerimonia di premiazione la venticinquesima edizione del concorso per poesie in dialetto lombardo “Il Solco” promossa dal Centro Culturale Don Ettore Passamonti. Nel 1989 un gruppo di amici appassionati di poesia si incontrarono con alcuni responsabili del centro culturale ai tavoli di un bar di Biassono. Da questo incontro nacque la voglia di lavorare insieme sulla tematica della poesia in lingua e dialettale. Da questa occasione, insieme alla collaborazione che il centro culturale aveva intrapreso con i coltivatori diretti di Biassono, nacque l’idea del concorso che fu organizzato in contemporanea alla festa del Ringraziamento (che si tiene nel mese di gennaio).
Il titolo, Il Solco, è preso da una frase di una descrizione che ne fece Cesare Caspani, giocando sulla similitudine della attività del contadino con la vita: “Dopo le notti silenziose e fredde dell’inverno, sappiamo che il coltivatore opera, si interroga, gioisce e soffre con la terra: vive in sintonia con la sua anima. Nell’operazione di rimozione, tracciando il solco, vi è la volontà di rompere quell’immobilismo fatto di lunghi silenzi, di notti cariche di nebbia e di risvegli vestiti di brina. Il desiderio di rimuovere gli ostacoli che hanno reso dura, impenetrabile per troppo tempo l’anima della terra è molto forte e vitale per il coltivatore.”
Quale correlazione tra il poeta e l’amante della terra? Entrambi tracciano un solco ricco di sentimenti, di desideri, di ansia, di dolore, di gioia e di amore, rimuovono e infrangono barriere gelate e dure: coinvolgono i presenti e gli assenti. Chi meglio del contadino e del poeta conosce i palpiti della natura, della terra al mattino, durante il giorno e la notte? L’alba silenziosa, gelida o fresca, il tramonto rosso e freddo, la notte stellata o buia: entrambi osservano e vivono questi momenti con grande sentimento (…) (Cesare Caspani – poeta)
Da prima edizione del 1990 ad oggi sono passate per le mani della segreteria del concorso e dei giurati oltre 1300 poesie, frutto del lavoro di oltre 180 autori.
Commento alla Venticinquesima edizione
L’eterna domanda. Ecco il dato evidente che contraddistingue le poesie di questa edizione del concorso “Il Solco”. Una domanda dentro la consapevolezza del tempo che passa, o meglio di un determinato momento del tempo che è senza ritorno: “… il tramonto della vita”, “… il tetto dell’età”, “… l’autunno della vita”.
Proprio in questo spazio di tempo emergono potentemente due aspetti fondamentali.
In primo luogo la radicalità della domanda di senso dell’esistenza, del perché delle cose, di cosa ne sarà dell’uomo: le domande che ci costituiscono, che possiamo tener sopite durante l’arco dei nostri anni ma che in quel preciso frangente di tempo si ergono innanzi a noi in maniera ancor più tagliente ed ineludibile.
Secondariamente le contraddizioni che la vita offre alla nostra ragione e alla nostra libertà: l’alternanza tra bianco e nero, tra positivo e negativo, tra gioia e dolore, tra luce ed ombra: “… streghe … angeli”, “… notte … ora dolce del giorno”.
Di fronte a queste domande brucianti, in questo istante del tempo, ciascuno di noi come si pone?
Non bastano i ricordi o le certezze di un passato che sicuramente ci hanno sostenuto -“… sazio di briciole di ricordi” -, ma che rischiano di diventare ultimamente solo “… nostalgia” o “…quanta tristezza”. Non può essere umanamente sostenibile e ragionevole l’affermazione “… è inutile cercare”. Prima o poi infatti riemerge il desiderio insopprimibile di trovare qualcosa che soddisfi l’attesa espressa in queste domande: “… guardo la cima della scala con i gradini dei miei giorni”, “…quella luna che rasenta il mio cuore”.
E’ certo difficile stare di fronte a queste domande, reggere la vertigine, senza subire la tentazione di ridurle, accontentandosi di una risposta parziale e a nostra misura “… non può ridarti certo Primavera, ma scalda il cuore e fa dolce la sera”.
Ma la verità è che “… rimane sol l’eterno”. Questa è l’unica certezza che può rispondere alla radicalità del nostro bisogno, a tutte le nostre domande. Ma verità ancor più grande e stupefacente è il fatto che questo Eterno non è rimasto a guardare dall’alto l’uomo che si arrovella nella sua inquietudine. Con un gesto di “… amore senza confini”, Dio è diventato uomo, si è fatto compagno di cammino, per ciascuno di noi, per non lasciarci mai soli in questo tempo che è l’esistenza, in ogni suo istante, anche passando attraverso le apparenti contraddizioni della vita. L’Eterno è diventato un “Tu” cui possiamo rivolgerci e che ci “… svela il senso della vita”.
Dove cercarLo? Come incontrarLo? Provare a rispondere a queste domande è l’avventura della vita come poesia di ogni giorno.
(Centro Culturale Don Ettore Passamonti)
Guarda la galleria fotografica della cerimonia di chiusura della venticinquesima edizione
Scarica l’Antologia delle poesie vincitrici della venticinquesima edizione de Il Solco