TV2000: Dialoghi sull’arte spirituale con padre Rupnik

Settembre 3, 2018
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Venerdì 14 settembre alle ore 16.00 presso la Filmoteca Vaticana sarà presentato in anteprima nazionale il programma “La santa bellezza. Dialoghi sull’arte spirituale” che andrà in onda su Tv2000 a partire dal 16 settembre, alle 20.30, per 8 domeniche con la partecipazione di padre Marko Ivan Rupnik.

Padre Marko Ivan Rupnik è un gesuita, un artista e un teologo. I suoi mosaici si ispirano al tesoro comune dell’arte dei cristiani dell’Occidente e dell’Oriente e allo stesso tempo ci coinvolgono nella storia sacra in modo da farcene sentire parte, come in una luminosa liturgia. Per Tv2000, padre Marko propone una lettura spirituale dell’arte, in 8 puntate, dalle prime espressioni della civiltà all’epoca moderna. Nel Mausoleo di Santa Costanza in Roma, Rupnik conduce lo spettatore a comprendere il linguaggio simbolico e liturgico dell’arte cristiana. Evocate da Rupnik, le parole e le immagini si materializzano sulle pareti della basilica, creando effetti suggestivi e stranianti, sottolineati da un commento musicale moderno e imprevedibile. Un modo nuovo e originale per accostarsi ai capolavori dell’arte dei cristiani di tutti i tempi.

Programmazione:

1 – Il Faraone e il Buon Pastore
Il percorso alla ricerca della vera essenza dell’arte cristiana prende l’avvio dalle prime testimonianze figurative dell’uomo. Nelle grotte di Altamira, per esempio, le raffigurazioni di animali dimostrano che l’arte è sempre legata alla vita. Sin degli albori l’uomo ha usato i colori e la sua immaginazione per esprimere ciò che gli era prezioso: il cibo. In seguito, nella cultura egizia e in quella greca, l’uomo elabora una visione di sé e del mondo, fissando i canoni di una bellezza basata sulla perfezione delle forme. La novità dell’arte cristiana consiste nella creazione di immagini fortemente simboliche. Esemplare è il caso dell’iconografia del Buon Pastore, raffigurato nelle catacombe e nei sarcofagi cristiani, dove il dio Hermes viene preso a modello per l’immagine del Cristo che salva la pecorella smarrita.

2 – Platone o i pani e i pesci
Dal IV secolo l’arte greca in poi cerca di rappresentare con la perfezione delle forme il mondo delle idee. Il corpo umano è il prototipo della bellezza ideale. L’arte volge le spalle alla vita reale e si fa astrazione. I cristiani, invece, non si preoccupano dell’armonia delle forme ma privilegiano il messaggio, racchiuso nel simbolo. L’arte è comunicazione della Parola. In un cesto con due pesci il cristiano riconosce il mistero eucaristico; nella rappresentazione di Giona e la Balena la promessa di resurrezione; nella colomba la discesa dello Spirito Santo.

3 – Laocoonte e l’Araba Fenice
In capolavori scultorei come il Laocoonte l’arte classica raggiunge la perfezione delle forme applicando astratti schemi geometrici. L’atteggiamento dei cristiani nei confronti della morte è completamente diversa. L’arte cristiana nasce infatti nelle catacombe, nei luoghi di sepoltura, e le prime chiese sono sotto terra o scavate nelle montagne. “Anche se muore vivrà”, dice Cristo. L’araba fenice, che rinasce dalle sue stesse ceneri, è il simbolo della resurrezione. Ecco allora l’importanza dei sarcofagi, decorati con scene dell’Antico e Nuovo Testamento, vere sintesi del messaggio cristiano che vince la morte.

4 – Il testamento strappato
L’arte dei cristiani predispone all’incontro con il Signore, e per questo si presenta con un’estrema semplicità. Le immagini si concentrano sugli elementi essenziali dell’episodio da narrare. La scultura romanica porta alla massima potenza espressiva questa ricerca di essenzialità. Anche nei grandi mosaici delle chiese il realismo cede il passo a una visione mistica, dove ogni particolare ha un valore simbolico. Ciò che vediamo è solo una parte del tutto. Come nell’antica usanza del testamento strappato in due parti, l’uomo possiede solo una metà della verità e per arrivare alla pienezza della conoscenza dovrà ricongiungerla con l’altra, in comunione con Dio.

5 – Solstizio d’estate
Costruita nell’ XI secolo seguendo un preciso programma spirituale, la basilica di Santa Maria Maddalena a Vézélay in Francia è uno dei capolavori dell’architettura romanica. L’ingresso nella chiesa segna il passaggio da una vita all’altra, e i bassorilievi che decorano il portale illustrano il percorso di rinascita del battezzato. Nel solstizio d’estate questo percorso verso l’altare è scandito dai punti di luce proiettati sul pavimento dalle vetrate laterali. Alla sua festa il sole segna questo passaggio dal battesimo all’eucaristia, che è il compimento della vita nuova. Vézélay è una delle basiliche che in modo straordinario testimonia come lo spazio dell’architettura stessa esprime la realtà spirituale della Chiesa.

6 – Il mulino mistico
Il simbolo è il cuore della mentalità cristiana. Uno dei più celebri capitelli della Basilica di Vézélay in Francia raffigura il “Mulino mistico”. Mosè mette nel mulino un sacco di grano, che per diventare farina e pane da mangiare deve essere macinato; così come è necessario che Cristo sia crocifisso perché la sua carne e il suo sangue diventino cibo di eterna salvezza. Anche immagini apparentemente realistiche, come le raffigurazioni del volto di Gesù o le tante icone dedicate alla Natività, nascondono elementi simbolici. Il cristiano rigenerato nella vita dello Spirito Santo è colui che riesce a leggere e vedere, e riconosce in tutto ciò che lo circonda la presenza di Cristo.

7 – La mano di Adamo
Se per bellezza si intende la perfezione della forma, la Grecia Classica e il Rinascimento rappresentano i vertici dell’arte di tutti i tempi. Il Rinascimento ha prodotto capolavori, volgendo però le spalle alla via tracciata dagli artisti cristiani dei primi secoli. Solo i geni come Michelangelo sono riusciti a infondere messaggi di alto valore teologico in opere come la Creazione di Adamo sulla volta della Cappella Sistina. Tuttavia proprio Michelangelo, sempre nella Sistina, costruisce una visione del Giudizio Universale dove la figura umana è dominante, e il peso della carne rende impossibile ogni approccio al simbolo secondo la liturgia.

8 – il ramo di mandorlo
Ogni cultura, espressione di un popolo che vive e si evolve, ha un ritmo diurno e uno notturno, un ritmo critico e uno organico. Nel corso della storia si alternano periodi in cui è la vita ad avere il primato – e il linguaggio è quindi simbolico, liturgico, poetico, artistico -, e periodi in cui il primato viene attribuito all’idea – privilegiando la riflessione intellettuale, l’elaborazione razionale, la tendenza all’organizzazione, alla scienza, al diritto. Nella puntata conclusiva, Marko Ivan Rupnik traccia una sintesi delle puntate precedenti, e attraverso nuovi esempi figurativi individua le sottili trame che uniscono l’arte preistorica a quella contemporanea. Siamo forse all’alba di una nuova primavera, un’epoca in cui l’uomo tornerà a dare il primato alla vita?


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