Viaggio del Papa negli Emirati Arabi

Febbraio 26, 2019
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Lunedì 4 febbraio 2019, in occasione del Viaggio Apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi, abbiamo assistito, siamo stati protagonisti di un evento eccezionale della storia contemporanea: una nuova pagina nella storia del dialogo tra Cristianesimo e Islam. Nessun Papa aveva mai osato tanto.
Il “cuore dell’islam”, nella concezione occidentale delle distanze politico – culturali, è spesso stato concepito come abbastanza estraneo al cattolicesimo, magari, specie per i più conservatori, antitetico. Di sicuro di difficile raggiungibilità.
Gli ultimi vescovi che si sono seduti sul soglio di Pietro hanno tentato di dar vita a una dialettica, ma raramente hanno messo piede in Stati a maggioranza musulmana. Ma i tempi erano maturi e la volontà di fare questo passo grande e così Papa Francesco per due giorni consecutivi ha toccato con mano la realtà degli Emirati Arabi Uniti, dove la “Chiesa in uscita”, quella che non ha paura dell’incontro col mondo, ha abbracciato l’ennesima opportunità di dialogo interreligioso.
Gli attori di questo evento sono stati con Sua Santità Papa Francesco, lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum e il Grande Imam di Al-AzharAhmad Al-Tayyeb.
Le due figure religiose, Papa Francesco e il Grand Imam di Al-AzharAhmad Al-Tayyeb hanno poi firmato il “Documento sulla Fratellanza universale per la Pace Mondiale e la convivenza comune“.
La firma della Dichiarazione è avvenuta presso il Founders Memorial, dopo gli interventi tenuti davanti ai partecipanti alla conferenza dal Principe ereditario Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, da Ahmed Al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar, e dal Santo Padre.
I tre sono entrati nella sala della Conferenza camminando mano nella mano, e incedendo lentamente hanno scritto una delle più belle pagine di storia di questi tempi, hanno costruito un ponte anzichè innalzare un muro. L’ Imam di al Azhar, nel suo intervento, ha rivelato che l’idea di firmare insieme un documento sulla fratellanza umana e la pace è nata intorno a un tavolo della Domus Sanctae Marthae, in Vaticano, in occasione di una visita dello Sheikh Ahmed al Tayyeb a Papa Francesco.
Nel suo lungo intervento, il Vescovo di Roma ha esordito ricordando l’incontro tra San Francesco di Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil – di cui ricorre nel 2019 l’ottavo centenario – e si è presentato alla platea di rappresentanti di diverse tradizioni religiose come “credente assetato di pace” e come “fratello che cerca la pace con i fratelli”.
L’attuale condizione del mondo – ha suggerito il Pontefice – è analoga a quella dell’umanità al tempo del Diluvio universale: allora, “per preservare l’umanità dalla distruzione” – ha ricordato Papa Francesco – Dio chiese a Noè di “entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza”.
Il vincolo di fratellanza che unisce tutti gli uomini – ha chiarito il Papa – non è il sogno di qualche pensiero utopico. La fratellanza – ha detto Pontefice, citando il predecessore Benedetto XVI – è “vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio”, che è “Creatore di tutto e di tutti”, e “vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato”. Per questo “non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata”, e costituisce “una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello”.

Approfondimenti:

Video dell’Incontro Interreligioso

Discorso del Santo Padre all’Incontro Interreligioso

“Documento sulla Fratellanza universale per la Pace Mondiale e la convivenza comune “


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